Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Francesco Conipagna brava far blocco nella reazione e la 1111ovalinea giolittiana vi trovava punti di appoggio più deboli che altrove ed era addirittura incapace di penetrarvi »; ma poi il « sistema giolittiano » si è servito del conservatorismo meridionale come di un contrappeso, ha cercato di superare .« l'iniziale difficoltà », e vi è riuscito, perché « il carattere tendenzialmente localistico e frammentario dell'opposizione conservatrice meridionale, la sua difficoltà ad inserirsi in una battaglia 11azionale (sonninia11a, salandrina o rudiniana) favoriva ... la successiva molecolare penetrazione del giolittismo nell'Italia meridionale ». Altri esempi si potrebbero fare di luogl1i dell'antologia dove la concreta individuazione di problemi e sit11azioni storiche si fa luce anche fra gli schemi dell'interpretazione di fo11do che è e rimane se1npre di tipo comunista. Così come numerosi esempi si potrebbero allineare per dimostrare più ampiamente il parallelismo fra il libro di Salvadori e l'antologia di Villari. Ma tale parallelismo risulta soprattutto dal fatto che in entrambe le opere Gramsci rappresenta il punto d'arrivo del meridionalismo, che schiude }·'avvenire e lo rischiara, offrendo nello stesso tempo il metro per il giudizio che viene dato di tutte le posizioni meridio11aliste antecedenti e susseguenti. Tipico in questo senso il giudizio su Giustino Fortunato: « poteva esercitare una sorta di controllo ideale e culturale sulle correnti di opposizione democratica meridion.alista, smorzandone le punte e cercanào di ricondurle nell'ambito della concezione liberale »; dove « concezione liberale » ha significato affatto negativo e Fortunato ricompare nelle vesti di « operoso reazionario », come lo definiva Gramsci. È vero cl1e Villari riconosce alla « operosità reazionari~ » di Fortunato il merito di avere sgombrato il terreno « dalle facili illusioni e dai tentativi stru111entali intorno ad un problema di cui egli stesso, anche col st10 pessimis1no, rivelava i termini più drammatici »; ma è anche vero che Villari addebita a Fortu11ato la colpa di aver dirottato Salvemini dal socialismo e di averlo riportato entro i limiti del meridionalismo tradizionale, borghese e disarmato. E qui si nota appunto un'altra precisa coincjdenza con lo schema di Salvadori: la denunzia salveminiana della « deviazione oligarchica » del Partito socialista diventa « un grosso passo indietro » ( Salvadori), una prova dei risultati reazionari cui è potuta appr.odare « la funzione dell'opera fortunatiana » (Villari). Ora a noi sembra che se c'è un giudizio da rivedere e da discutere è quello di Salvemi11i sul riformismo socialista, nel senso che c'è un'eredità positiva di quel riformismo che si vede ancora oggi nella Valle padana: Salvemini non ne poteva magari tenere conto, 1na in sede storica ne dobbiamo tener conto come di un contributo fondamentale alla costruzione dell'Italia moderna; e non 28 Bibliotecaginobianco

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