Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

Epigoni del meridionalismo con1unista rali in cui esso è avvenuto e le conseguenze che ha avuto non solo nel1'l talia meridionale, ma in tutto il paese». Certo il «problema» è anche questo, e magari soprattutto questo. Ma il processo all'Italia liberale, perché avrebbe « rinunciato » ad utilizzare le potenziali risorse umane, economiche, politiche ed intellettuali del Mezzogiorno ai fini dell'ammodernamento del paese, il processo al liberalismo italiano, che sarebbe stato solo camuffamento contingente di un sostanziale trasformismo, preludio al fascismo, non può approdare alla soluzione di questo « problema », perché confonde tutto e tutti in una notte che non con- , sente di rilevare i diversi colori e i diversi contorni delle cose e dei fatti. Così liberalismo e trasformismo, liberismo e protezionismo, capitalismo e borghesia, meridionalismo e socialismo diventano etichette generiche che si giustappongono, si contrappongono, si sovrappongono a danno delle necessarie, indispensabili distinzioni. E ·quanto ai «classici» del meridionalismo non si può parlare di essi, e giudicarli, come se fossero uomini del nostro tempo, con i nostri problemi e le nostre esperienze; ma si deve considerare ciò che hanno detto e fatto in base alle concezioni che si avevano allora dei problemi della direzione politica e sociale, in base alle tecniche di governo cui si poteva fare ricorso ai . tempi in cui essi hanno vissuto e lottato, in base ai 1niti e ai problemi con cui ci si doveva confrontare alla fine del secolo scorso e agli inizi d_el nostro secolo. Villari, invece, sembra citare i « classici » del meridionalismo, uno alla volta, come testimoni d'accusa nel processo all'Italia liberale - considerandoli in tal caso « voci. di realismo politico » - per poi processarli a loro volta come « profeti disarmati » che avevano « una visione sostanzialmente oligarchica della direzione poli~ tica e sociale » o che sacrificavano all'astratto « mito del buongoverno ». Il- che non significa che Villari non colga qua e là nel giusto e non dia giudizi particolari acuti e pertinenti a proposito di questa o quella questione, di questa o quella posizione dei vari meridionalisti. Così quando afferma che « gli stessi temi del meridionalismo fortunatiano trovavano allora più larga risonanza nell'ambiente politico meridionale proprio in quanto venivano deformati e tradotti in termini municipalistici e regionalistici »; e che « Il Mattino » di Napoli ed i gruppi politici di cui esso era espressione « ci danno i più concreti e autorevoli esempi di questa deformazione ». O come quando rileva che « l'esistenza della questione meridionale diede in Italia una concreta base e possibilità politica alla critica liberista, che altrove restava in gran parte dottrinaria e velleitaria». O ancora come quando indica le ragioni per cui « all'alba del secolo » si è parlato di un Mezzogiorno che sembrava la « palla di piombo » legata al « piede dell'Italia »: esso, infatti, « sem- ·. 27 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==