Nord e Sud - anno IX - n. 28 - aprile 1962

.. più gli premono ». E certamente « la parzialità della. presentazio11e colpisce di primo acchito », perché « le note introduttive ai singoli brani, redatte in quel gergo impersonale alqua11to ermetico, an1algama di teoria scientifica e propaganda politica, che è patrimo11io co1nune dei nostri. marxisti, mirano ad uno scopo ben preciso : SQttolineare nelle diverse impostazioni dei meridionalisti tutto ciò che porta acqua al mulino delle tesi politiche del partito comunista italiano, e criticare gli altri fatti e le altre posizioni che ad esse si oppongono ». C'è, anzi, di più: nell'ultima parte dell'antologia, fondamentale per rintelligenza dell'attuale questione meridionale, Villari, come vedremo, accentua le sue preoccupazioni di dosaggio e, invece di « criticare le altre posizio:-ii », che a quelle comuniste si oppongono, le omette del tutto, o qt1asi, come se non esistessero o come se avessero importanza trascurabile. Ma consideria1no prima come Villari l1a selezionato e presentato i testi classici della letteratura meridionalista e vediamo come la sua selezione e la sua presentazione coi11cidono co11 lo sche1na seg11ito da un altro autore dominato dagli schemi comunisti e che si è ci1nentato con la stessa materia, l\1assimo L. Salvadori, autore di t1no studio sulla questione meridionale, « da Cavour a Gramsci », generosa1nente premiato con una borsa istituita da Lt1igi Einaudi (Il n1ito del buongoverno, Torino, Einaudi, 1961). Non sappiamo se Salvadori sia un allievo di Villari o se il suo libro abbia fornito a Villari il modello per costruire l'antologia: sappiarno, però, che l'antologia ricalca lo stesso schema seguito da Salvadori per interpretare i « classici » del meridionalismo. Si è scritto molto intorno ai « classici » del mericlionalismo; e si è dato grande risalto alle opere di Pasquale Villari e di Fortunato, di Franchetti e di Sonnino, di Nitti e di altri meridionalisti, perché, si è detto, nella letteratura politica italiana queste opere l1anno rappresentato un filone di concretezza, aderenti come erano alla realtà del paese e ai suoi difficili problemi. E alcuni saggi dedicati proprio da Enzo Tagliacozzo ai più autorevoli meridionalisti dell'800 furono raccolti in un volume che si intitolava appunto: Voci di realismo politico (anche per sottolineare forse il contrasto fra coloro cl1e negli anni '30 di questo nostro secolo farneticavano di impero, e di eredità dei colli fatali, e coloro che negli ultimi decenni del secolo precedente, e fi.110 alla vigilia della prima guerra mondiale, avevano invocato una saggia politica di raccoglimento interno e avevano augurato all'Italia di essere la prima fra le piccole pote11ze, non l'ultima fra le grandi). Così, dopo Tagliacozzo e come Tagliacozzo, altri studiosi (Bruno Caizzi, per esempio, curatore di una nota e pregevole antologia della questione meridionale) hanno a loro volta insistito sulla concretezza dei meridiana24 Bibliotecaginobianco

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