Elena Croce Mi sembra proprio, ripensando, che sia di solito chiamato Nicolini, o Fausto, di rado o non mai Don Fausto, e lo direi effetto dell'indole e stile di lui, ·che spira ed ispira una tanta, e tanto cordiale e affettuosa confidente umanità. È in questo la nota, particolarmente simpatica della vitale vivacità che anima e regge ingegno e studio, sapie11za e sapere, l'opera insomma dell'erudito di specie eroica, del dotto di solerte alacrità critica, dello storiografo sapiente e vigoroso. Opera d'ampia e poderosa mole, che non pur l'ingegno e il lavoro ma l'indole e l'estro del prode operaio allievano e rallegrano di quello spirito vivace, in profondo e spiritual senso, allegro, che si palesa nella non ricercata ma studiosa felicità dello scrittore, sobrio, efficace, sincero. E c'è dunque, non aggiunta ma congiunta, anzi insita ed originaria, una particolarità della sua persona intellettuale ed umana, ch'è tanto più pregevole quanto più avviata a farsi rara. Il fatto è, per dirne uno, che quando egli indaga ciò ch'ebbe di più parigino il Galiani; o per dirne un altro, quando saggia e vaglia la consistenza e l'estensione e la veridicità delle basi storiografiche dei Promessi Sposi, sceverando ciò ch'è storico da ciò ch'è moralistico e da ciò ch'è estetico; il fatto è che tanto ·di fronte al Galiani pariginizzato quanto di fronte al Manzoni antiseicentista ed antispagnuolo, la radice, l'origine, il primo tratto del moto intellettuale che porta il Nicolini a tali esami critici, è insieme, è primamente affettivo e patrio: insomma napoletano e di un napoletano. Che la napoletanità non gli faccia velo e non trapassi da qualità nativa e gentilizia a vezzo e vizio, è superfluo a dirsi, chi conosca le opere sue e la sua costante e indefessa cura di conoscere e correggere ogni sorta di preconcetti e pregiudizi e prevenzioni. Che s'esplichi a gloria e studio di un Vico, e che s'adoperi ad illustrare in campo biografico e bibliografico e critico l'opera di Croce, è un fatto ovvio, cittadino, sto per dir casalingo, tanto utile quanto necessario. Ma la nativa e logica, umana e critica, nàturale e storica napoletanità del Nicolini, · aggiungo ch'è buona e bella, perché la civile tradizione nazionale d'Italia, in ogni suo grado e .tempo e circostanza, la sua stessa varia quanto certa unità, si è sempre generata in contrasto e da contrasto con l'uniforme, dalle diversità, dalla differenza anziché dall'indifferenza, sinonima, questa, di neghittosa inerzia. In~rzia neghittosa; nulla, casomai, di meno nicoliniano! Sicché anche per questo verso la spontanea e riflessa, la natu_rale e critica napoletanità di stile e d'amore, d'ingegno e· di lavoro, tor11a essa a far invito di chiamarlo, affettuosa e amican1ente, col nome di battesimo, Fausto. 124 Bibliotecaginobianco
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