Elena Croce razione della tesi di laurea, la saletta riservata della Biblioteca universitaria di Napoli; ed alla immensa tavola che quasi riempiva la piccola stanza vedevo spesso sedersi fianco a fianco un signore ancor giovane, sebbene un po' aggravato dalla vita sedentaria e più ancora dalle tracce di un lontano infortunio, ed un altro decisa1nente giovane, da buon napoletano in moto perpetuo; insieme sfogliavano libri, discuteva~o dati e interpretazioni, avvicinandosi l'oro fulvo della capigliatura del più giovane al biondo cenere del più anziano. Pur evitando di mostrare una troppo marcata attenzione, non potevo fare a meno di guardare con rispettosa curiosità quei due, che erano Croce e Nicolini: si pensi che da poco più di un anno era stata pubblicata l'Estetica; che s'iniziava appena la seconda annata della Critica (e quante volte io n1i sono precipitato a nasconderne l'ultimo fascicolo, per la solita timidezza,~ sotto qualche collezione di papiri!); cl1e dalle frequenti letture all'Accademia Pontaniana, dalle pagine di stupenda erudizione pubblicate in Napoli nobilissinia, dalla inconsueta e letterariamente perfetta mordacità delle polemiche la persona di Croce era già posta in quella luce che doveva ancora circondarla per mezzo secolo; e si pensi che non più di un anno prima egli aveva impegnato a collaborare alla sua molteplice operosità, con una e11ergica presa di possesso alla quale il· maggiore interessato non aveva saputo resistere, la fervida giovinezza di Nicolini. Come vedevo Fausto allora, così l'ho poi visto sempre, nelle opere scritte e negl'incontri personali: questi dapprima rarissimi, poi soltanto rari, e infine, con mia grande gioia, piuttosto frequenti: tutto intento a scrivere su uomini e cose del passato opere che per chiarezza di stile ed altezza di pensiero fossero degne dell'alto esempio postagli innanzi quotidianamente da erudito trasformandosi in letterato e da letterato in filosofo, fino a divenire di un autore tortuoso e tormentato come Giambattista Vico il più perfetto e più fedele interprete e illustratore, di tale eccellenza da suscitare l'ammirazione del maestro che da tempo aveva lasciata tutta nelle sue mani la continuazione dell'opera intrapresa. Molti mali travagliano oggi il corpo del nostro Fausto, molte sventure l'hanno colpito: e nemmeno all'Accademia dei Lincei è facile incontrarlo, nell'Accademia delle cui tradizioni severe egli rimane peraltro il custode più geloso, pronto a scendere in campo con impeto sempre giovanile contro chiunque tentasse di sconvolgere quelle tradizioni per adattare l'insigne Istituto a nuove mode. Ma quanta gioia ogni volta che alla porta della bella casa avita - la casa clove per mera combinazione, e non senza una certa ombra di ran1marico nel ricordarlo, non 122 Bibl~otecaginobianco I \
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