• Marco Cesarini Sforza Non si può mutarla, prima di averla attuata, in relàzione a considerazioni di partito ». 4. Obiezione « militare ». È l'ultima in ordine di tempo, ma nari d'importanza. I comunisti, prevedibilmente, avrebbero la maggioranza in seno alle giunte regionali dell'Emilia, Toscana e Umbria, cioè nelle Regioni il cui controllo sarebbe probabilmente decisivo in caso di conflitto. Le domande poste ·dagli obiettori sono due. Che avverrebbe se, in quelle regioni, si verificassero disordini al momento della emergenza? (Il governo regionale « rosso » sarebbe in grado di affrontare e sedare i disordini « rossi », a beneficio degli « azzurri »?). Che avverrebbe se in quelle zone, a cavallo dell'Appennino tosco-emiliano, si verificasse uno sbarco improvviso e la conseguente organizzazione d'una testa di ponte che tagliasse in due la nazione? (Il governo regionale « rosso » sarebbe in grado di respingere i paracadutisti o gli sbarchi « rossi » sulla costa aperta della Romagna, in attesa dell'arrivo degli « azzurri »?) .. Così come sono stati posti dal Missiroli questi problemi fanno sol- ,..,_. tanto ridere. È troppo evidente che non rientra né nelle competenze · né nelle possibilità dei consigli regionali, che in sede di organizzazione armata possono soltanto istituire corpi di polizia urbana e rurale, respingere o bloccare invasioni e sbarchi aereo-navali, affroi1tare e reprimere disordini. Il mantenimento dell'ordine pubblico non rientra tra le materie, minuziosamente elencate dall'art. 117 della Costituzione, per le quali la Regione può emanare norme legislative. Sono compiti e responsabilità che spettano alle forze armate nazionali e, del resto, i consigli regionali possono essere sciolti (art. 126) anche « per ragioni di sicurezza nazionale ». - Occorre, però, aggiungere, a questo pt111to, che, non ostante le sciocchezze di cui sopra, un problema militare in relazione all'ordinamento regionale esiste, e può a11che apparir grave. Quello che può preoccupare, in vista del verificarsi di certe ipotesi, non è tanto l'atteg; giamento attivo cl1e una amministrazione regionale potrebbe assumere, quanto il suo atteggiamento passivo. L'obiezione « militare », in sostanza, richiede qualcosa di più che non una battuta o un'alzata di spalle. Le democrazie, del resto, sono o sembrano essere fisiologicamente incapaci di occuparsi con serietà di problemi militari e occorre appena ricordare come queste loro debolezze e antipatie, questa loro inèapacità ad esprimere quadri democratici ed insieme aperti in direzione dei problemi militari, siano spesso costate loro assai care. Vogliamo dire che, per ogni epoca e paese, esistono problemi militari obiettivamente aperti, e che è una debolezza ignorarli o sottovalutarli. 10 Bibliotecaginobianco \ I
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