Ester Piancastelli di risorse, ma per assenza di iniziativa. Dilemma, questo, che ben conoscono le economie dirette dal centro. Diversa è la conclusione cui si deve giungere per quanto riguarda- la distribuzione del reddito fra lavoratori dipendenti e indipendenti (imprenditori, società commerciali). Qui pare accertato che la propensione al risparmio dei lavoratori indipendenti sia stata maggiore di quella dei redditieri da lavoro dipendente. In particolare, nella economia contemporanea, le società commerciali rappresentano una fonte eminente di risparmio. La tendenza ad evitare il ricorso al credito bancario, e ad attuare investimenti mediante autofinanziamento, conferisce alle società commerciali una propensione al risparmio elevatissima. Qualsiasi provvedimento, fiscale o di aìtra 11atura, che favorisca la formazione di reddito nel settore societario, agisce automaticamente come uno stimolo alla formazione di risparmio. L'indagine del Fuà conferma, quindi, ancora una volta un aspetto della moderna struttura della nostra economia sul quale rispetutamente è stata richiamata l'attenzione; vogliamo riferirci al progressivo sviamento dei flussi di risparmio dai tradizionali canali bancari. Il controllo del credito bancario, una delle armi consuetudinarie di politica economica, si basava appunto sulla possibilità di controllare i flussi di risparmio e investimento al momento del loro passaggio attraverso il settore delle banche; dal momento che tale settore tende sempre più a restare escluso dal circuito dei capitali (specie per gli investimenti a lungo termine), emerge ancora una volta la necessità di rivedere gli strumenti della politica economica in questo settore, di importanza notoriamente fondamentale. Fuà conclude l'indagine con alcuni vivaci considerazioni sulla posizione attuale dell'economia italiana. Si leggono spesso raccomandazioni dirette a moderare gli aumenti salariali, al fine di permettere un più elevato flusso di investimenti, e una più veloce espansione della nostra economia. Anzi, secondo una interpretazione avanzata da taluni, il progresso dell'economia italiana negli ultimi dieci anni sarebbe stato ottenuto proprio mediante la compressione dei salari reali (in molti settori il salario-base in termini reali è rimasto stazionario, o è aumentato in misura assai inferiore all'aumento della produttività del lavoro). Queste raccomandazioni, osserva Fuà, pur essendo logicamente corrette, sono probabilmente troppo severe; l'auspicato aumento di reddito potrebbe essere ottenuto egualmente, controllando con maggiore oculatezza la qualità degli investimenti eseguiti, senza forzarne il volume: « Nessun ordine naturale assicura che la distribuzione delle disponibilità finanziarie fra le imprese, e la scelta dettata alle imprese da considerazioni di utile aziendale, diano luogo ad una composizione di investi• menti ottima nell'interesse dello svil:uppo economico nazionale» (p. 147). Sotto questo rispetto è n.ecessario che lo stato persegua una politica apposita, discriminando le concessioni di credito o attuando controlli diretti sugli investimenti. E inoltre non si deve trascurare il fatto che, finché il sistema economico non raggiunga il soffitto della piena occupazione dei fattori produttivi, è sempre possibile l'espansione contemporanea di investimenti e 96 Bibliotecaginobianco
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