Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

Recensioni _stato sociale, sulla base di pregiudizi etnici, di religione o di altra natura? Packard oscilla, in tutto il libro, tra l'una e l'altra concezione, e finisce a volte ·per portare, a sostegno della propria tesi, argomenti assai poco convincenti, attribuendo a differenze di classe il verificarsi di situazioni che sono prodotte da tratti particolari del carattere e della civiltà americana, come il notevole conformismo o la formazione composita della popolazione attraverso le successive ondate migratorie partite dall'Europa. Se si eccettuano queste riserve (assai gravi per un lavoro sociologico, poco più che normali per un réportage giornalistico, sia pure ad alto livello), il libro di Packard presenta comunque, per il lettore italiano, non pochl motivi di interesse. A differenza de I persuasori occulti, che pure ebbe nel nostro paese un successo inaspettato, I cacciatori di prestigio non si limita a esaminare un aspetto secondario della società americana, quale è l'influenza della pubblicità - ma cerca di fornire un ritratto completo della vita sociale negli Stati Uniti. In uno stile brillante e discorsivo l'autore analizza quelli che sono, a suo avviso, i segni più evidenti o più inquietanti della « corsa al prestigio ». Dopo aver accennato brevemente alle cause principali dei cambiamenti che si sono registrati in questi anni nella società americana - e tra cui hanno avuto soprattutto importanza l'aumento del reddito pro capite, il progresso tecnologico e la burocratizzazione, sia negli enti pubblici che nelle imprese private - Packard esamina, ad uno ad uno, i simboli del nuovo «credo». La casa, il vicinato, la professione, il matrimonio, i clubs, la scuola, perfino la fede politica e religiosa sono indicati come gli strumenti attraverso i quali gli americani si distinguono, od entrano a far parte di una delle due classi superiori (in cui trovano posto gli industriali, i dirigenti, gli intellettuali) e rimangono nelle classi subalterne (composte da impiegati, operai e sottoproletariato). I circoli sono, probabilmente, i luoghi in cui la stratificazione assume contorni più netti: a difesa dell'esclusivismo che caratterizza alcuni di essi, sono mobilitati i pregiudizi di origine più diversa, da quelli etnici a quelli derivanti dalla rigida gerarchia che è tipica di tutte le grandi industrie. Nei clubs - specialmente in provincia - può osservarsi concretamente la mancanza di comunicazioni che si sta creando tra l'una e l'altra classe sociale; e trova l'applicazione più ortodossa il principio, largamente diffuso, per cui non soltanto i negri, ma anche gli ebrei devono vivere in segregazione per quanto riguarda i rapporti sociali, se non per quanto riguarda quelli professionali. Il capitolo dedicato a questo aspetto sconcertante della società statunitense è tra i migliori e indurrà molti a chiedersi come mai non esistano - neppure in America - indagini più ampie sull'argomento. Altrettanto illuminanti, pur con frequenti difetti di approssimazione, qui riscontrabili ancor più che altrove, ci sono parse le note sulla fede politica e su quella religiosa degli americani: sui fattori sociali che le condizionano e sulle ripercussioni negative che ha avuto, in questo senso, la « società opulenta» descritta da Galbraith. 91 Bibliot~caginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==