• Raffaello Franchini riconquista dialettica e temporale, e dunque storicistica, di un metodo di ricerca del vero che fosse finalmente esente da « feticizzazioni», da dualismi, da complessi d'inferiorità verso le scienze della natura. Paci può · rivendicare oggi a buon diritto il merito di avere introdotto in ambienti filosofici variamente restii a considerare affare del filosofo la ricerca della verità, quando non la certezza, il dubbio salutare della cattiva coscienza, che è poi la prima faccia di quella buona. A tutti poi, noi compresi, egli ha offerto l'opportunità di un dialogo, che è appena agli inizi, iptorno a temi di sicura importanza filosofica, primo tra tutti quello di una ricerca rigorosa, per la quale non hanno più rilevanza i sistemi filosofici, ma i risultati - certamente non definitivi, da ripensare sempre di nuovo, e tuttavia nemmeno più riducibili a troppo comode domande senza risposta. Indubbiamente Paci è un antidogmatico, ma non per questo si tuffa pigramente nello scetticismo: « Al così detto ' antidogmatismo ', scrive sotto la data 24 giugr10 '58, stranamente si accompagna una costante polemica contro le filosofie 'letterarie' e una sconsolante e acritica fede per le dimostrazioni 'scientifiche'. In fondo è il clima di delusione per la perdita del possesso della verità. L' ' antidogmatismo ' sembra che pensi così: Poiché io non ce l'ho, il possesso della verità, bisogna dimostrare che non deve averlo avuto nessuno e nessuno deve averlo », dove è colto assai bene il carattere intimamente dogmatico dello scetticismo quando vuol diventare non già il momento necessario della filosofia, ma tutta la filosofia. Allo stesso modo, Paci è un razionalista, che tuttavia possiede un profondo istinto dell'irrazionale, o, per dirla col suo linguaggio, del precategoriale e cioè del vitale, del limite eterno e storico della ragione, della perenne possibilità di svelarsi che è il compito e la natura della ragione: « L'uomo sente la ragione - annota sotto la data 12 giugno 1956 -. Sente il passato che lo precede, infinito. Sente che prima di lui c'è stata una storia della terra e dell'universo. Sente che non può sopportare l'infinito, l'indeterminato, I'apeiron. Che in esso potrebbe perdere la sua esistenza. Reagisce ... Sente che l'implicazione del finito e dell'infinito non è statica, ma ha una direzione temporale e intenzionale ». Ed è in terzo luogo uno storicista, ma non nel senso hegeliano del termine (e quindi nemmeno marxistico), sì in quello che la filosofia muore e rinasce continuamente nella ricerca storica concreta, che l'universale senza il concreto è privo di verità, che il pensiero senza l'imprevedibile azione non può· sussistere: « Il senso della storia vivente non permette la riduzione della storia a storiografia. La narra~ione storica non deve sostituirsi alla vita storica. Gli schemi della storiografia non devono essere malamente concretizzati e assunti come cose storiche. È quindi necessario, per raggiungere la vita storica, epochizzare le 'cose' storiografiche, liberarsi dalle feticizzazioni storico-ideologiche, dalle astrazioni dei grandi schemi generali ». · Il libretto del Paci si legge rapidamente e agevolmente e ben conseguirà, è lecito prevederlo, lo scopo che _si prefigge, di avvicinare alla fenomenologia anche e soprattutto il lettore non filosofo. Non è dunque il caso 88 Bibliotecaginobianco
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