Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

Recensioni donna - ma il suo spietato controllo di sé ha modo di raffrenarla, quasi evento della natura che bisogna domare, asservire. Egli che ci aveva detto: « Per quanto fossi assalito ancora da quel desiderio, anzi da un desiderio sempre più violento e più chiaro; per quanto cercassi io stesso, alle volte, quasi di proposito, dei pensieri di concupiscenza, pure mai mi passò per il cervello cl1e avrei potuto fare qualcosa per raggiungere quanto desideravo»; può ora affermare: « La parte intellettuale e volitiva del mio essere non era disposta a collaborare con l' istinto e a mettersi al suo servizio». In termini di egemonia si pone così il conflitto; termini «neutri» ideologicamente, ché egli non ha veti etico-religiosi da infrangere - l'educazione positivistica ricevuta da suo padre, un professore socialista che non si era sposato con sua madre « per non venir meno ai principi», lo ha esentato al tutto dai numi e dalle remore - ma proprio perciò insidiosi, non prestandosi le sue « decisioni » a scacchi. per sopravvenienti evolt1zioni spirituali. In tal modo le annotazioni di questi primi anni assumono un valore definitivo: « La mia tendenza, manifestatasi fin dall'inizio, a nascondere e reprimere l'istinto sessuale, si trasformò in un chiaro e ben definito proposito di astinenza, che si andò sempre più rafforzando negli anni seguenti» (p. 116). Ma eliminato questo polo, resta in vista l'altro, la comunicazione, il colloquio delle anime. E qui l'Anonimo triestino individua con mirabile perspicuità la sua nota più intima e più sua. Un impasto di orgoglio luciferiano, di struggente tenerezza, di pretenzioso e pedagogico moralismo, di smarrimento, di gentilezza, di goffaggine: è il suo alimento quotidiano, il cibo che lo fa certo crescere su se stesso ma lo chiude in un cerchio magico dal qt1ale disperatamente si protende, e in cui ognora disperatamente si rinchiude. Noi assistiamo, a mano a mano, all'infittirsi di questo muro di ombre, e le stazioni della fuga dell'anima in se stessa sono contrassegnate dalle tappe della carriera scolastica del protagonista. La scuola è l'unica comunità alla quale egli partecipi ed è quindi l'unico punto di riferimento oggettivo in suo possesso. Va detto però subito quale è il piano sul quale si è venuto svolgendo il racconto. Un piano duplice, iniziatosi in modo semplice, immediato, stilisticamente elementare ed éssenziale insieme - in cui cioè il protagonista sembra presente, lì, con la sua. coscienza acerba e voracemente ansiosa di conoscenza - e dappoi sempre più caratterizzato come ricordo di una memoria adulta, che riscopre sensi e valori delle passate esperienze. Cresce altresì lo stridio tra queste due prospettive, ma ci si accorge ben presto che esso è null'altro che il sapore più genuino del Segreto. La fresca serietà del bambino precoce diventa, sì, la pedante seriosità dell'adulto in erba, giammai però essendone del tutto soppiantata. Accadrà così di leggere, accanto a colte osservazioni da analista provveduto, « Ora però capivo il fenomeno psichico che s'era prodotto in me», notazioni addirittura da « tema in classe»: « Ed ora che ho parlato tanto bene della Piemontesi, che ho elencato tutte le sue buone qualità, devo dire che scambiai con lei assai poche parole, in quell'anno che fummo condiscepoli (l'autunno seguente 85 Biblioecaginobianco . \

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