In corsivo .. in un articolo pubblicato il 21 gennaio scorso. A Palermo, scrive Todisco, il « boom » edilizio è ricchezza per i criminali; non c'è palazzo nuovo che sfugga alle « tasse » della mafia, la quale interviene nella scelta del terreno, partecipa alle forniture del materiale, all'assunzione della manodopera, sorveglia la scelta del portiere e impone la sua «protezione» ai commercianti che affittano i locali. Di fronte alla mafia delle città, dunque, quella antica sembra un ricordo di tempi tranquilli; la nuova mafia ha scoperto nuovi campi di attività, nuove e più redditizie fonti di lucro, visto che i contadini e la terra, non possono dare di più di quello che hanno già dato; la sua grande risorsa odierna è la « protezione» imposta alle aziende industriali e commerciali, a tutti coloro che dovrebbero promuovere lo sviluppo dell'economia isolana; i metodi per convincere i riottosi, per ridurre alla ragione coloro che - siciliani e no - non accettano f acilmente il sistema vigente in questa parte del Paese, sono quelli del « racket » più perfezionato d'America. Sempre il 22 gennaio, nello spazio di ventiquattro ore, la mafia del palermitano ha fornito quattro saggi di tali metodi. Queste cose le sanno tutti ormai, in Sicilia e fuori, le sanno gli operatori economici che le autorità siciliane e nazionali vorrebbero indirizzare a investire capitali in Sicilia, si leggono sui maggiori quotidiani nazionali e non di rado sulla stampa straniera. È lecito perciò domandarsi, ancora una volta, fino a quando Governo e Parlamento continueranno a rifiutarsi di pren82 Bibliotecaginobianco dere ufficialmente atto di una così drammatica, vergognosa realtà? LEGGIAMO SUL « MATTINO » del 23 gennaio scorso un corsivo intitolato « Il ' miracolo ' »: « Ore dieci, di domenica. Le scale di un vasto palazzo riservato quasi esclusivamente ad uffici. L'atrio è deserto, nessuno sale per le scale. Gli uffici sono chiusi e non vi sono segni di vita intorno. Ma, improvvisamente, ecco che una ragazza della pulizia riversa dei secchi d'acqua sulle scale e comincia a strofinare gli scalini nel tentativo di farne uscire il lucido dalla tro ppa polvere che si è formata col tempo. La ragazza può avere diciotto anni, è carina, le ciabatte, che ha messo per non sciupare le scarpe nuove sono già tutte inzuppate di acqua. La mattinata è fredda e tutto quell'umido che le sale per le gambe non può farle, certo, del bene. Ma ella accompagna l'umilissima mansione, per la quale non si direbbe nata, cantando a gola spiegata. Può farlo liberamente, perché il palazzo è disabitato. Guadagna si e no quindicimila lire al mese, ma il suo canto è ampio, festoso, e dall'ultimo piano, dove la ragazza si trova, discende per le scale come una ondata di allegria e di giovinezza ». Poi, continua il corsivista, giunge, anche lui cantando, un ragazzetto di quelli che cercano di vendere caffè negli uffici. « Il ragazzo sale cantando. Egli non pensa che e domenica e che, essendo tutti gli uffici chiusi, non riuscirà nemmeno a mettere assieme quelle quattro o cinquecento lire che guadagna negli altri giorni della settimana. Canta, felice che il suo canto si unisca a quello
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