Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

In corsivo si sta verificando la progressiva espulsione di Croce non solo e non tanto dal mercato editoriale, ma dalla culturale generale degli italiani più giovani che stanno formandosi una propria concezione eticopolitica. Quest' anno ricorrerà il decennale della · morte di Croce: auguriamoci che il problema posto da J<usso sia per quella occasione adeguatamente risolto da chi deve e può risolverlo. COMMENTANDO IN UN CORSIVO apparso nel numero scorso di questa rivista la sentenza pronunciata dal Tribunale di Santa A1.ariaCapua Vetere a carico dei mafiosi responsabili dell'uccisione del sindacalista Salvatore Carnevale esprimevamo la speranza che il Parlamento e l'Esecutivo, vincendo le comprensibili resistenze dell'ambiente e le meno cornprensibili esitazioni di taluni autorevoli esponenti del partito di maggioranza che all'ambiente sono estranei, affrontassero finalmente e chiaramente il problema dell'eliminazione della delinquenza organizzata nelle quattro provincie della Sicilia occidentale; concludevamo osservando che lo sviluppo economico della Sicilia potrebbe risultare gravemente compromesso dalla mancata bonifica civile di questa parte del Paese. Di solito, discorsi come questi, suggeriti da una delle tante piaghe, dei tanti mali che affliggono la compagine sociale, lasciano il tempo che trovano; gli stess_i fatti clamorosi che li hanno provocati cadono nel dimenticatoio, una volta passato il primo momento di emozione. L'opinione pu,bblica è talmente abituata Bibliot_ecaginobianco all'idea di considerare cronici tali mali che finisce per accettarli tranquillamente. A smentire la regola però, sembra che voglia ora provvedere proprio la mafia: la quale si fa di giorno in giorno più aggressiva, più prepotente; col risultato che la situazione dell'ordine pubblico diventa sempre più drammatica e lo stato di allarme della popolazione isolana si fa permanente. Il pubblico non è più indifferente al problema della mafia: e i fatti recentemente denun.ciati sulle violenze e sulle turpitudini del carcere palermitano dell'Ucciardone, diventato dominio incontrastato dei mafiosi, sono tali da preoccupqre tutti, uomini politici, governanti, cittadini. I casi dell'Ucciardone ci sono stati descritti in alcuni precisi e documentati « servizi » di Alfredo Todisco per la « Stampa », di cui consiglieren1mo la lettura al senatore democristiano Mario Zotta e a quanti sul problema della mafia la pensano come lui: forse non ripeterebbero ciò che dissero qualche mese fa in Senato opponendosi all'istituzione di una comrnissione parlamentare di inchiesta. Ma i casi, le turpitudini dell'Ucciardone sono ancora poca cosa a confronto del pericolo che incombe sulla vita e sull'economia isolana a causa della presenza di una organizzazione delinquenziale come la ma• fia: la prospettiva che tutto quel che di nuovo e di moderno è stato in-- tradotto in Sicilia debba cadere sotto il controllo del « racket » non è più ipotetica e lontana, ma è molto più vicina e reale di quanto non si creda. È lo stesso Todisco a darci informazioni esaurienti in proposito, 81

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