Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

Argomenti ciati, sempre che si provveda alla loro democratizzazione, o, come è detto nel pur efficace dettato del « Rapporto » stesso, ove « sia consentita una maggiore e più diretta partecipazione dei piccoli e dei medi produttori alla vita consortile ». E in realtà, non si farebbe altro che ridurre l'attività di bonifica alla sua giusta dimensione e vocazione, che è stata puramente tecnica e non ha procurato quella evoluzione economica e sociale dell'ambiente che sarebbe stata necessaria ed auspicabile. Il Comitato ha sufficientemente delineato la politica agricola in merito al gravissimo problema del riordinamento fondiario nelle zone afflitte, per ragioni storiche di antica origine, dal fenomeno della polverizzazione e della frammentazione patologica. Come ha rilevato recentemente il sen. Medici, secondo i dati dell'INEA in Italia almeno quattro milioni di ettari sono polverizzati e fran1mentati in un gra11dissimo numero di imprese incapaci di fornire alla famiglia contadina un reddito adeguato. Sono per lo più in zone di quella vecchia proprietà contadina che circonda le grandi proprietà e che ha avuto la funzione, nei secoli, di fornire mano d'opera a bassissimo costo. Le aziende con superficie fino a dieci ettari costituiscono il 94,1 per cento del totale. Oggi, soprattutto per la caduta della percentuale di popolazione attiva nelle campagne, si può affrontare il problema della ricomposizione o dell'ingrossamento della proprietà e delle aziende polverizzate, restituendo al pascolo i terreni marginali che non hanno vocazione agricola. Il Comitato ha proposto una serie di misure. Si tratta di provvedimenti per dare applicazione all'istituto giuridico della minima unità colturale: facilitazioni tramite la Cassa per la proprietà contadina; diritti di prelazione per le terre confinanti; 11orme che consentano di attuare coattivamente la ricomposizione fondiaria e i programmi degli Enti di sviluppo; opere, dell'azienda di Stato e degli Enti locali, per la montagna, tutte misure provvide e sulle quali si è registrato unanime consenso. Ma l'azione per dare volto e possibilità eco11omiche all'assetto fondiario della proprietà non può ovviamente fermarsi a questo punto. Perché lo sforzo finanziario dello Stato sia produttivo, è necessario un sacrificio della proprietà e degli imprenditori privati. Se le proposte del Comitato in materia di obblighi di miglioramento e le conseguenti sanzioni per gli inadempienti sembrano sufficienti per zone ed aree a prevalente proprietà capitalistica in via di spontaneo ed economico sviluppo, esse appaiono del tutto carenti per le zone arretrate, dove l'intervento del pote.re pub.blico dovrebbe essere ben altrimenti radicale, per incidere in situazioni patologiche ormai spontaneamente insanabili. Oltretutto, ci sembra che verrebbe a cadere l'efficacia e la necessità di una moderna strumentazione di piano, ove gli Enti di svi75 Bibliotecaginobianco

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