•• Antonio Ghirelli maggioranza di centro-sinistra. L'operazione può essere, però, trasfor- . mata a suo tempo dal P .C.I. « in un momento reale della svolt~ a sinistra »; c) il programma comunista sul quale il Partito non è riuscito a sviluppare un movimento di massa « sufficientemente largo », non è più sufficiente, date le modificazioni che hanno avuto luogo nella situazione italiana. Tali mòdificazioni neo-capitalistiche ripropongono « il problema delle libertà operaie ad un più alto livello di potere, non solo contrattuale, ma di coritrollo ». È in questo senso che i comunisti possono impedire che la formula di centro-sinistra resti un'operazione di vertici; d) la richiesta di ant1c1pare il Congresso del Partito non è arbitraria. Essa nasce dalla minore aderenza alla concreta realtà della vita italiana della politica elaborata negli ultimi due congressi del P .C.I. e quindi dalla necessità di « rielaborazione ed aggiornamento ». Altrettanto vigorosamente si pronunciano altri assertori della svolta: FANTI è anche egli favorevole all'anticipo del X Congresso, per ragioni del tutto analoghe, e rimprovera con irritazione al relatore Berlinguer la genericità di giudizi e il distacco dalla realtà politica del Partito. CoLAJANNIpartecipa ai corr1pagni i frutti positivi della posizione non astratta che il Parlamento ha assunto in Sicilia rispetto al governo di centro-sinistra; si dichiara insoddisfatto della scarsa chiarezza con cui precede il dibattito sul Ventiduesimo; afferma che non è sufficiente « applicare al dibattito il metodo della tolleranza », quando si tratta invece « dell'unico effettivo strumento di ricerca, di elaborazione per conquistare tutto il Partito alla linea politica ». Un altro emilia110 come Fanti, FLAMIGNI, è della stessa opinione di Colajanni: « è necessario che i gruppi dirigenti del partito si sappiano collocare in un rapporto diverso con la base che, maturandosi, chiede di dare un contributo non solo sul piario della esecuzione ma anche su quello della elaborazione politica »; e quanto al rapporto Berlinguer, prova che esso « non riflette appieno la spinta autocritica che vi è nel partito ». Con parole quasi identiche, il toscano GALLUZZI respinge « ogni posizione che tenda a rifiutare nella sostanza, anche se lo accetta f ormalmente, l'approfondito esame critico, giudicandolo quasi un cedimento all'avversario ». L'unità non deve essere un « compromesso formale ». Il pericolo riformista esiste, ma esiste anche « la spinta prepotente delle masse »: perciò, « non si tratta solo di denunciare i pericoli di una situazione, ma di combatterli, inserendosi in questa contraddizione, dilatandola, con una iniziativa unitaria dal basso ». La serie degli interventi spericolati ma meditatissimi - è chiusa da NoBERASCO, 68 Bibliotecaginobianco
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