Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

' La rottura dell'unanimità nel P.C./. giovane asceta che Togliatti tiene nella massima considerazione e che evidentemente ha scelto come proprio portavoce, per evitare di pronunciarsi in apertura di seduta. Questa relazione mira, anzitutto, a chiudere il dibattito sul XXII Congresso per esprimere un giudizio « nettam~nte positivo» sul suo tono e contenuto: ammette che non sono mancati « momenti negativi » ed anche « zone d'inerzia», ma critica severamente soltanto le posizioni che si determinano « quando non si tien fermo il riconoscimento che la prospettiva di avanzate verso mete _nuove di liberazione, di pace, di edificazione di ordinamenti sociali nuovi, ha la sua base e premessa nella costruzione del socialismo in URSS e nelle vittorie conseguite in tutta la fase storica che si è ormai compiuta ». È la liquidazione di ogni critica al sistema. Evidentemente, ciò non basta ancora a placare i fermenti. revisionistici all'interno del P.C.I., o le sue tentazioni socialdemocratiche. Per riuscire in questo intento, il portavoce dell'on. Togliatti - dopo aver accennato sommariamente agli equivoci dei partiti fratelli in tema di policentrismo e al successo della C.G.I.L. nel recente congresso della Federazione Sindacale Mondiale -- passa all'esame della situazione interna italiana. È un'analisi molto intelligente, che giunge, però, ad una conclusione tipicamente centrista. La tesi è questa: attualmente, in Itàlia, ci troviamo di fronte ad una serie di importanti trasformazioni nelle strutture economiche e sociali del Paese, trasformazioni dovute in parte allo sviluppo del capitalismo monopolistico, in parte alle spinte rinnovatrici delle avanguardie operaie e democratiche. Senza il P.C.I. non ci sarebbe rin11ovamento in Italia, anzi non ci sarebbe neppure democrazia. Ma senza il P.C.I., sostiene il portavoce di Togliatti, non può esserci neppure una genuina svolta a sinistra: pertanto, i dirigenti comunisti non devono gingillarsi in « cedimenti riformistici » o nelle « posizioni settarie e di scetticismo che si sono manifestate », ma piuttosto - raggiunta « una interpretazione e un'applicazione sempre più coere11ti e rigorose» della linea politica - devono impegnarsi ad « orientare subito il partito a una azione che consenta alle masse lavoratrici di far sentire tutto il loro peso n,ella concreta situazione politica che oggi ci sta davanti e nei mutamenti che, in essa, si preparano ». È la liquidazione di ogni disputa ideologica, un'ennesima applicazione di quella tecnica agitatoria, di quell'attivismo acritico, che costituiscono forse l'essenza dello stalinismo assai più ~he non i processi, le purghe e i campi di concentramento. Tanto più, afferma il portavoce dell'on. Togliatti, questo impegno attivistico è indispensabile, quanto meno confortevole è la situazione del partito nel settore del tesseramento e del proselitismo: nel '61 si 61 BibIiotecaginobianco

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