Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

• Antonio Ghirelli i due capi di accusa che si rivolgono al P.C.I. e quir1di al suo « leader ». È interessante che i revisionisti siano riusciti ad imporre il riconoscimento di u11a stasi ideologica del Partito, là dove si afferma che rrialgrado « l'estensione raggiunta dal nostro 1novimento negli ultimi 10-15 anni, ai suoi grandiosi successi, altinfiuenza crescente che la politica e gli ideali comunisti esercitano sulla vita contemporanea, non è corrisposto né corrisponde ancora un adeguato progresso ideologico nel suo insieme », per colpa delle « remore e deformazioni di tipo dog- . matico ». · •,__. . Marginaìe, o addirittura impercettibile, viceversa, l'inserimento di tesi amendoliane rispetto all'evoluzione futura del Partito. Nel documento del 28 r1ovembre si riconosce, infatti, che il programma di passaggio dell'U.R.S.S. dal socialismo al comunismo non si possa realizzare « senza proporsi al tempo stesso di attuare mutamenti non solo 11ellastruttura, ma anche nella sovrastruttura »; ma di innovazioni nelle istituzioni (secondo la tesi di Nenni) non si fa parola e si toglie di peso dalla relazione di 1'ogliatti la definizione del Partito (unico) come « organismo dirigente di vita economica e sociale », spiegandosi degenerazioni e delitti dello stalinismo come l'aberrazione di un gruppo dirigente e non del regime. In rapporto alla situazione italiana, il vecchio « leader » riesce ad eliminare dal « documento » non solo la ipotesi delle correnti, ma perfino ogni accenno alla formazione di maggioranza e minoranza transitorie. Tutto ciò che Amendola e i suoi amici hanno ottenuto è la promessa di « un ulteriore sviluppo della democrazia interna di partito », sempre su base rigidamente unitaria, senza escludere « il libero confronto delle opinioni e la manifestazione aperta dell'eventuale dissenso, sia _nelle discussioni, sia nel voto, così come è previsto dal nostro statuto. Un largo spirito e costume di tolleranza deve evitare che ogni divergenza possa diventare 1notivo di rottura o di misure amministrative ». Si noti quell'accenno allo Statuto, che in certo modo preannuncia l'interpretazione restrittiva che la Segreteria del P .C.I. è risoluta a dare del fermento revisiònista manifestatosi nel suo seno ed in seno al Comitato Centrale. Una clamorosa conferma di questo atteggiamento, e al tempo stesso una clamorosa delusione per gli osservatori che frettolosamente avevano gridato alla conversione « liberale » del Partito, vengono dalla conferenza stampa tenuta il 1° dicembre da Pajetta ed Alicata (moderatore, Natta) nella sede dello stesso Comitato Centrale, con l'intervento di oltre cento giornalisti. L'el'ogio « di quelli che hanno taciuto per non mettersi contro la Rivoluzione » ~ l'apologia incondizionata di Togliatti offrono un criterio adeguato per valutare il sostan58 Bibliotecaginobianco

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