Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

✓ La rottura dell'unanimità nel P.C.I. ma il geniale saltimbanco si riprende prontamente, aggiungendo: ~< Krusciov è anche il compagno che all'interno di quel gruppo comprese la tzecessità di spezzarlo, denu11ciaridone e rifiutandone l'eredità repellc,ite ». Esercizi di questo genere, effettuati senza rete, sono uno scherzo per l'avvocato Terracini. La successione degli isolati si chiude con l'intervento di LUP0RINI, spregiudicato nella sostanza, ma limitato agli aspetti teorici del problema. Rendendosi interprete delle perplessità della cultura marxista italiana, Luporini ritiene venuto il momento di invocare « un coraggio teorico corrispondente al coraggio politico » dimostrato da Krusciov con « una vera e propria disseçrazione del passato ». Sui termini e i lirniti di questo ripensamento, però, neppure Luporini sembra avere idee troppo chiare. VI AMEND0LAE GLI ALTRI.- Sono gli interventi di Amendola e Natoli a delineare nettamente la rottura dell'unanimità in seno allo stato maggiore del P.C.I. ed è l'insospettata adesione di dirigenti estranei al gruppo amendoliano a configurare per qualche giorno una nuova, cospicua_ maggioranza capace addirittura di insidiare la « leadership » dell'on. Togliatti. I fatti dimostreranno presto che si tratta di una illusione. Comunque, nel corso del dibattito del 10 e 11- novembre, un atteggiamento fortemente critico verso l'im;mobilismo della Segreteria è assunto, non soltanto dai « meridionalisti » (Alicata, Chiaromonte, Napolitano, Alinovi), ma anche da vecchi oppositori di destra (Gullo e Fabiani), da esponenti delle grandi organizzazioni del nord (Garavini e Cossutta) e del movimento giovanile (Occhetto e Serri), da dirigenti sindacali (Noberasco) e dell'apparato (Valli, D'Alema). La reazione, che finisce per dare la sensazione di un pronur:,,ciamento, viene però, dalallineamento -su posizioni analoghe a quelle di Amendola da parte di un dogmatico intransigente come Giancarlo Pajetta e di due giovani leoni romani come Natoli e Trombadori. Sul piano formale, i segni più evidenti del nuovo indirizzo sono rappresentati dalla richiesta di convocare al più presto il Congresso del Partito (Natoli, Gullo, Noberasco) e di tornare alla prassi leninista del gioco tra maggioranza e minoranza (Amendola, Occhetto, Pajetta, Valli, D'Alema). Comune a tutti gli intervenuti il netto rifiuto, per ora, di legittimare « correnti cristallizzate ». Condivisa da molti degli amendoliani l'insistenza sui problemi della « democrazia socialista » che, con un po' di buona volontà, si potrebbe anche interpretare come una ·vaga 53 Bibliot~caginobianco

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