La rottura dell'unanimità nel P.C.l. fatto che il primo è strumento di costrizione, mentre il secondo è fondato su un'adesione volontaria». Il « leader » italiano finge di non avvedersi del paradossale cinismo di questa sua affermazione: giacché è evidente che la radice di tutti i delitti staliniani sta, come scriveva Pellicani su « La Giustizia » del 25 novembre u.s., « nel partito unico e onnipotente; e onnipotente proprio perché unico »; talché, semmai, è negli organi dello Stato, come ad esempio nella Magistratura, che ~i rifugiano - in tempo di dittatura - le evanescenti garanzie del povero cittadino, le ultime parvenze dello stato di diritto. Il panorama del revisionismo kruscioviano si completa con la tesi della non inevitabilità della guerra. È il suo aspetto più conosciuto perché ha dato origine, almeno per quanto ne sappiamo, alla divergenza con i comunisti cinesi ed albanesi, aggravata successivamente dalla spietata denuncia dei crimini di Stalin e del gruppo antipartito. Più controversa, e tutt'altro che chiara, l'altra tesi internazionale di fondo: quella del « policentrismo » che verrà ripresa e rinnegata nella seconda seduta del Comitato Centrale italiano. III LA POSIZIONEDI TOGLIATTI-. Nella prima seduta, con la sua caratteristica circospezione, Togliatti non indugia su questo problema, che · del resto aveva già affrontato nell'intervista a « Nuovi Argomenti >> e che in lui costituiva soltanto una piccola civetteria verbale rispetto alla chiesa di Mosca. Nel primo rapporto al C.C., egli osa una sola e moderata critica ai compagni del Cremlino, là dove osserva che « una informazione più completa » e tempestiva sul putsch tentato dagli « antipartito » nell'estate '57, « sarebbe stata di aiitto al movimento comunista internazionale ». Per il resto, si dichiara d'accordo in tutto e per tutto con gli attuali dirigenti del P.C.U.S., salvo una modestissima riserva sul cambiamento di nome deciso per Stalingrado. Quanto acuta e talora geniale è la parte della sua relazione del 10 novembre sul nuovo corso sovietico, tanto appare fumosa, gene-- rica ed approssimativa la parte dedicata alle ripercussioni del Congresso in seno al P .C.I.. Non si può nemmeno considerare una novità sensazionale la critica postuma all'intolleranza di Stalin ( « un partito marxista ... deve stimolare nelle sue file ed anche nei suoi organi direttivi il dibattito, la formazione di personalità dirigenti diverse, lo scambio continuo di opinioni senza che. ad ogni divergenza debbano seguire rotture e sanzioni » ). Veramente intollerante Togliatti non è stato mai, anche se è spesso sprezzante nella polemica, e se, nel 1950, ebbe ad 49 Bibliotecaginobianco
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