Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

La rottura dell'unanimità nel P.C.I. dando cinicamente le epurazioni del '33-'36, Stalin ammetteva che il numero degli iscritti era diminuito di 270 mila unità, ma subito dopo aggiungeva con tetro umorismo: « In questo, però, non vi è nulla di male. Al contrario, vi è qilalcosa di meglio, poiché il partito si rafforza epurandosi dai rifiuti. Il nostro partito ora è un po' più piccolo per il nitmero degli iscritti, ma in co111penso è migliore per qualità ». · Krusciov, viceversa, opera nella direzione opposta; e ciò, ovviamente, per ridurre al minimo l'influenza dei vecchi quadri stalinisti: rispetto al 20° Congresso, il 22° ha registrato un aumento colossale, due milioni e mezzo, di iscritti, ossia più di un terzo dei precedenti effettivi! In totale, i sovietici iscritti al Partito comunista superano attualmente i nove milioni. In polemica con Molotov, che negava addirittura la definizione socialista della società sovietica, il gruppo kruscioviano ha proclamato come imminente - sulla base del famoso piano ventennale - il passaggio dal socialismo al comunismo. Le teorie di Stalin in proposito erano alquanto diverse. Come ebbe a precisare il suo delfino Malenkov, nel rapporto tenuto al 19° Congresso del PCUS nell'ottobre 1952, il dittatore riteneva che quel passaggio fosse vincolato alla realizzazione di almeno tre « condizioni preliminari essenziali » che_ si possono così sintetizzare: 1) « Uno sviluppo ininterrotto di tutta la produzione sociale e uno sviluppo prevalente della produzione dei mezzi di produzione »; 2) L'elevazione della « proprietà colcosiana fino al livello di proprietà di tutto il popolo », nonché la eliminazione della « circolazio11e mercantile » con la sua maledetta « legge del valore »; 3) 11 raggiungimento di « un tale sviluppo culturale della società che assicuri a tutti i membri della società uno sviluppo completo delle loro capacità fisiche e intellettuali ». Ma Stalin vedeva in una prospettiva molto lontana la realizzazione di queste condizioni, anche perché era ossessionato dai problemi della vigilanza rivoluzionaria e dell'accerchiamento capitalista. Né mai egli avrebbe postulato la transizione dal socialismo al comunismo sulla base di uno sviluppo preventivo dei consumi. Questa invece, come osserva Togliatti, è la premessa del gruppo kruscioviano. « ... Il problema è stato posto in modo ben diverso, su una salda base di dottrina»(?) - sostiene il dirigente italiano - « Non si può pensare ad una società comunista come una società egualitaria a basso livello di esistenza. Il livello di esistenza deve essere molto alto ». Ecco la seconda caratteristica del revisionismo moscovita, il cui contenuto, ovviamente, non è affatto dottrinario, ma semplicemente demagogico o, se si prefe47 Bibliotecaginobianco

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