Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

• Gennaro Magliulo come esercitazione di raffinati cultori destinata ad un pubblico selezionato e la produzione drammatica intesa come «·biblia pauperum », può e deve inevitabilmente comporsi quando le ragioni della cultura siano tali da d~- . terminare un linguaggio autentico e concreto, non astratto e vaniloquente. L'esame analitico, seppure a livello discorsivo, delle strutture teatrali esistenti in Italia ripropose, ai convenuti, l'esigenza di « inventariare» quelle strutture, onde poter successivamente identificare un « pubblico nuovo » e studiare, organicamente, la possibilità di sollecitare un « bisogno teatrale» oggi dimenticato non solo a causa di una pessima organizzazione (e qui Iacobbe riassunse i termini di una pianificazione: teatro nazionale, teatri stabili, sovvenzionati e no, compagnie di giro, variamente sovvenzionate, teatri regionali, teatri universitari e scolastici) ma anche e soprattutto perché « il teatro italiano d'oggi non riesce a farsi interprete dei temi della vita italiana d'oggi. Non riesce ad essere specchio della vita». E altrettanto inevitabilmente il discorso portò al problema di un repertorio necessario e vitale. Fu Massimo Dursi a ricordare le condizioni proibitive in cui lavora l'autore drammatico italiano; e quì riemerse lo « sfiduciato impegno» dei capocornici italiani e il fallimento, in questo settore1 di gran parte dei teatri stabili cui sarebbe logico chiedere, anziché la messa in scena di lavori « comodi», la sperimentazione di un repertorio attuale che esiste, che potrebbe essere rinvigorito e che, invece, viene continuamente soffocato. A tal punto del dialogo il problema delJa censura scoppiò e inaridì subito: venne ricordata l'intenzione dell'on. Falchi comunicata ufficiosamente ad un giornalista milanese (l'abolizione, sic et simpliciter, della censura teatrale) e, di conseguenza, venne riaffermata l'utilità di passate denuncie, l'opportunità di p11bblicazioni anche recentissime, a leggere le quali lo scoramento assale in maniera definitiva. La necessità, oltre che l'opportunità, di formulare una serie di concrete proposte sulla base del progetto di legge per il teatro non ancora approvato dal potere legislativo rappresentò il temporaneo « punto d'arrivo » dei tre giorni di lavoro; con la decisione, insieme, di « ritrovarsi» al più presto. È augurabile che l'iniziativa di « Teatro Nuovo», necessariamente in « rodaggio», possa svilupparsi anche attraverso una adesione più ampia ed a livello sempre più impegnato: è forse giunto il momento di riprendere con maggior vigore un discorso tecnico e di costume inutilmente, anche se abilmente, ignorato per troppo tempo dalle gerarchie ufficiali del teatro italiano. GENNARO MAGLIULO .44 Bibliotecaginobianco

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