Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

•• Laura Fabbri nella regione. Dopo il lancio sentimentale e letterario del « Cristo » di Levi era iniziato il pellegrinaggio: si apriva il periodo d'oro della città. Équipes di studiosi svisceravano con le più moderne tecniche i problemi sociologici e urbanistici, moltiplicando ricerche e inchieste; il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso venivano riprodotti in molteplici vedute e particolari su giornali e su riviste, italiane e straniere, e servirono perfino come sfondo drammatico ad un film di successo e di largo consumo: gelosia violenza amore morte e qualche punta « sociale ». Grosse macchine straniere stazionavano per le vie di Matera, davanti all'albergo Jolly appena nato o percorrevano su e giù la strada della l\1artella, il nuovo borgo esemplare che aveva segnato una svolta in tutta l'architettura e l'urbanistica italiana. In questo clima era nata la legge per il risanamento dei Sassi: anche lo Stato si era svegliato, e aveva mandato a Matera il più giovane, brillante e dinamico ingegnere-capo del Genio Civile: trasferiti i vecchi funzionari affezionati al consueto, tranquillo ritmo burocratico, lo sparuto organico di un piccolo Ufficio del Genio Civile di provincia era stato costretto a lavorare a ritmo massacrante e le inaugurazioni si alternavano vertiginosamente con le pose delle prime pietre. Una dopo l'altra le grotte venivano murate, mentre sulle colline nascevano in posizioni bellissime, di fronte agli ampi panorami lucani, quartieri dai nomi suggestivi: Serra Venerdì, La Nera, Spine Bianche. L'inaugurazione degli ultimi due quartieri (La Nera e Spine Bianche) segnò il culmine di questo convulso e felice periodo; era il '57, l'anno delle « giunte difficili». Una lunga crisi comunale e poi un'interminabile e rovinosa gestione commissariale dovevano soffocare ben presto entusiasmi e iniziative, e ripiombare la città nel lungo sonno che l'avvolgeva quando· ancora nessuno l'aveva scoperta, e che veniva interrotto soltanto dai periodici scoppi della collera contadina. Alla D. C. locale, che si attribuiva i meriti delle realizzazioni materane, « Basilicata » aveva buon gioco a replicare con una domanda imbarazzante: quanti, fra gli studiosi che hanno condotto le indagini, fra gli architetti, fra gli urbanisti, sono democristiani? Qui stava il punto debole di tutta la faccenda. Tutto questo fervore di idee e di iniziative aveva fatto nascere un'intellighenzia laica e democratica, in continuo contatto con le correnti culturali che si intersecavano a Matera. In una città con la percentuale di anaifabeti fra le più ~lte d'Italia la gente si assiepava in angusti locali per ascoltare illustri scrittori e studiosi, da Levi, il profeta, a Emanuelli, da Quaroni ad Olivetti; e le discussioni continuavano fino a notte alta, proseguivano per le vie e le cantine dei Sassi dalle volte immense, fra gli involtini di agnello arrostito. Mostre di pittori noti e meno noti non mancavano mai, e i giovani non sognavano di emigrare in un'altra città più favorevole al loro talento, Roma o Milano, o anche soltanto Bari, ma speravano che ben presto Matera sarebbe diventata il centro di una particolare cultura, dal quale si sarebbe irradiata la rinascita di tutto il Mezzogiorno. Perché le « teste d'uovo» che si riunivano intorno a « Basilicata» non si acconten34 I I Bibliotecaginobianco

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