Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

.. Federico Frascani nella via della perdizione. Ciò per il mio decoro non era possibile e pensai che il mio onore potesse lavarsi solo con il sangue, sopprimendo la donna. Questo pensiero, sviluppatosi nella mia mente, divenne preciso e diventò una detern1inazione ferma ed implacabile. Non trovavo altra soluzione possibile». Poi nella mente del medico il piano delittuoso si amplia: « Non era possibile uccidere contemporaneamente mia moglie ed il seduttore e decisi che, come egli aveva tolto l'onore ad una fanciulla, canzonandomi per giunta, io lo avrei colpito nell'amore fraterno». La notte seguente il Carbone soppresse la moglie nel sonno recidendole la carotide con un rasoio. All'alba si recò nel bar dove lavorava Elena Fusco, la sorella dell'ex amante di Belinda Campanile, e la uccise a colpi di pistola. Poi si costituì. Nel processo che seguì i parenti della moglie assassinata non si costituirono parte civile, avendo trovato fondato « il risentimento » del Carbone il quale fu condannato a soli trenta mesi, dei quali sei condonati, per l'uccisione di Elena Fusco. La gente di Lapio portò in trionfo il duplice omicida il giorno in cui egli fu liberato. Gli abitanti della località nella quale si era svolta la tragedia vedevano riel medico assassino un giustiziere. E la sentenza aveva avallato la loro convinzione. Il libro di Giovanni Arpino che ha romanzato, nella maniera più nobile, questa vicenda giudiziaria assai più fosca in sostanza di quanto sembri a prima vista, ha seguito con fedeltà i fatti quali risultarono dalla confessione del Carbone, ma la narrazione dello. scrittore veneto termina allorché sta per incominciare il processo. Ad Arpino non interessava rielaborare interamente la cronaca, giacché sapeva di aver reso compiuta1nente significativo, ai fini dimostrativi che si era proposto, il suo romanzo, nelle ultime trenta o quaranta pagine: quelle dominate dalla figura del « principe del foro» che tenta di salvare il Carbone invocando per i suoi delitti i motivi d'onore previsti dall'art. 587 del codice penale. Questo avvocato, personaggio artisticamente compiuto, ha tutta l'aria di essere giunto alla pagina dalla realtà. Arpino ce lo descrive come uno di· quei liberali che nel 1922 si pro- , clamavano antifascisti, ma senza nessuna convinzione e forse solo perché temevano che il fascismo limitasse la loro libertà economica. Quando apprende che i fascisti hanno riconosciuto nell'uxoricida « un difensore dell'onore e delle tradizioni più degne», l'avvocato se ne compiace: « Non potranno che favorirci. Questo ha da essere un pentolone con tutte _le verdure. E poi, bisogna riconoscerlo: una opinione fascista ormai si è formata, ha piede. Io non me ne persuado, ma devo dire che i fascisti sono molto cambiati negli ultimi tempi. E questo Mussolini, volere o volare, è meno arruffapopoli di quello che sembrava: forse è l'unica testa politica che funzioni in Italia. Diciamolo schietto. Dovrà cambiare, ma anche noi dovremo. Per me, della n1alignità non ho paura. E poi in queste cose i fascisti non' sono fessi. Vogliono fare buona impressione, dimostrare che rispettano i sentimenti nazionali. Lasciamoli fare, non diamoci pensiero». Poi l'avvocato si fa in quattro per indurre i parenti di Belinda Cam32 Bibliotecaginobianco

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