•• Note della Redazione traddizioni e la sostanziale carica illiberale della teoria e della pratica leninista, si cacciava in una contraddizione, dalla quale era difficile venir fuori. Ma è anche vero che nel suo discorso il problema della libertà, e quindi della degenerazione totalitaria intervenuta in Russia col regime personale di Stalin, era posto con tutta chiarezza. Ed è vero, altresì, che era posto con estrema chiarezza l'altro problema della necessità di un controllo critico di quanto sta avvenendo oggi nell'Unione Sovietica e quindi dei limiti assai importanti che si devono fare valere nei confronti della concezione comunista dell' « unità ». Rivendicando ai socialisti il diritto ed il dovere di una critica spregiudicata nei confronti dell'Unone Sovietica e nei confronti del PCI, De Martino indicava il grande spazio, ideologico e politico insieme, che separa oggi i socialisti italiani dai comunisti. È appena necessario aggiungere che per dei democratici non-socialisti le posizioni di De Martino prestano il fianco, sul piano del dibattito ideologico come su quello del dibattito politico, a qualche critica ed a qualche riserva. Come abbiamo già accennato, il tentativo di lui di sottrarre alla discussione la teoria e la pratica leninista del potere non consentirà ai socialisti di portare molto lontano il discorso critico. E si deve anzi aggiungere che da questo punto di vista alcuni scritti di Nenni non hanno arretrato innanzi all'esigenza di una critica delle stesse concezioni leniniste del partito e del potere: e De Martino, che, a quanto ci è sembrato di intendere, condivide in molta parte questa posizione di Nenni, rischia di essere ridotto sullo stretto ed accidentato terreno di una difesa della concreta pratica leninista dell'esercizio del potere. Ma sembra a noi che, anche fatto il posto, che indubbiamente si deve fare in ogni analisi storica, alla personalità peculiare di Lenin ed a ciò che lo differenziava da Stalin, anche fatto posto alla carica libertaria che pure era in Lenin, ed era forse in lui frutto dell'esperienza europea che mancava al suo successore, resta il fatto che fu proprio Lenin ad iniziare, nell'Unione Sovietica, la pratica dell' autorita• risma col sopprimere i partiti menscevico e social-rivoluzionario, con lo sciogliere l'Assemblea Costituente liberamente eletta e finalmente col distruggere ogni autonomia di critica e di intervento dei sindacati rispetto al partito. Come abbiamo più volte ripetuto, ogni discorso sulla destalinizzazione manca di coerenza se non si va al cuore della questione, se, cioè, non si trascorre dalla critica degli errori e dei crimini di Stalin alla considerazione critica dell'ideol(!gia leninista. Ed in verità a noi sembra certo che i socialisti dovranno porsi proprio su quel terreno e dare alla loro critica del leninismo un atteggiamento radicale. Ed a scanso di equivoci dobbiamo aggiungere che ciò che porta i socialisti ad imboccare questa strada non è, come talvolta insinuano i co,nunisti, una contingenza politica o addirittura un basso opportunismo, ma proprio la necessità di restare fedeli, coerentemente, alla posizione assunta dal 1956 in poi. Sarà la logica stessa delle loro critiche attuali, e non l'opportunità di lecite (ed anzi, a nostro giudizio, importantissime) combinazioni politiche, che darà alla critica socialista del comunismo una dimensione nuova. 28 Bibliotecaginobianco
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