Le regioni periferiche d'Europa la molteplicità dei problemi da cui sono afflitte alcune regioni dei sei paesi: la Francia di sud-ovest è spopolata e depressa; la Germania è stata violentemente divisa in due tronconi, per cui si pongono dei gravi problemi politici, sociali ed econon1ici nelle zone di frontiera; l'Italia è relativamente sovrapop_olata e presenta a sud la più vasta area .sottosviluppata di tutta la Comunità.· Anzi è forse solo per l'Italia che si pone davvero un problema di sviluppo regionale di veramente ampie dimensioni, poiché, in parte per la Francia, e quasi sempre per la Germania ed il Benelux si tratta in genere di fenomeni depressivi (interessanti, cioè, regioni un tempo prospere) o di aree molto limitate, in cui basta, effettivan1ente, l'impianto di poche industrie ed una relativa trasformazione nella agricoltura per avviare un rapido processo di sviluppo. La qualcosa spiega, per altri versi, anche lo scarso interesse e, di conseguenza, lo scarso entusiasmo con cui i tedeschi ed i rappresentanti del Benelux considerano i problemi politici di fondo dello sviluppo regionale. Anche per quanto riguarda il terzo obiettivo - mettere in luce gli aspetti comunitari della politica regionale - non si può dire che ci sia stato un orientamento preciso, anche se si è teorizzata la differenza tra regioni centrali e regioni periferiche e si è messa in evidenza la necessità che le industrie delle prime si decentrino verso le seconde nello stesso tempo in cui i lavoratori delle seconde siano liberi di trasferirsi nelle prime. Ma sul quarto obiettivo - fornire alla Commissione dei suggerimenti per l'elaborazione di una politica comunitaria in questo campo - il discorso dev'essere completamente diverso. L'unico suggerimento, piuttosto ovvio, che, infatti, è venuto dalla « Conferenza », è stato di « intensificare la collaborazione tra Commissione e governi ». Per il resto la Commissione ha deciso tutto da sé, ponendosi, a nostro parere, su una buona strada. La « Conferenza » ha permesso indubbiamente di fare un bilancio generale: la Comunità si propone ora di isolare, per esaminarli e studiarli uno per uno, alcuni dei problemi più importanti o meno conosciuti (le regioni di frontiera, la dispersione dei nuovi investimenti, l'efficacia degli aiuti governativi ai privati, il problema delle attrezzature collettive culturali e sociali, il problema dei trasporti sotto la visuale regionale, e così via). Altri impegni sono poi quelli di studiare in maniera più approfondita i problemi regionali della nostra Comunità ed approfondire _gli studi, già intrapresi, sulle singole regioni. Ma quello che può sembrare addirittura un impegno rivoluzionario e che testimonia del coraggio e della sensibilità della élite dirigente comunitaria è il proposito di creare due-tre poli di sviluppo industriale 21 Bibliotecaginobianco
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