I Le retroguardie di cui si dispone in Occidente, e soprattutto da una considerazione non superficiale dei motivi di contrasto venuti alla luce nel cors.o del recente congresso del PCUS, o, meglio ancora, dai sintomi di disagio, di inquietitudine, di insofferenza che serpeggiano nella società sovietica e che non possono più essere nascosti, anche le società dell'area comunista, a cominciare da quellà che senza dubbio si trova nello stadio più avanzato di sviluppo, vanno maturando esigenze di più libere articolazioni, di più alti e soddisfacenti livelli di vita, di maggiore circolazione di idee. Ebbene, di fronte all'urgenza di questi bisogni, in che modo risponde la classe politica? In che modo e in che misura cerca di interpretare, di fare proprie, sente il dovere e la necessità di garantire tali esigenze con le istituzioni, e di ammetterne il diritto alla libera espressione? La classe dirigente sovietica risponde minimizzandole, o facendo finta di ignorarle, oppure deformandone il significato; e frattanto mette og11i impegno a consumarsi nella lotta per il potere. Essa co11tinua a discutere di « leninismo » e di « stalinismo », di « culto della personalità », di « dogmatismo » e via dicendo, continua cioè a riproporsi i termini consueti di un dibattito che poteva essere attuale, al più, dieci anni fa. C'è, dunque, anche nel mondo comunista un contrasto tra ritmo. di sviluppo della società e la struttura politica, che non ha trovato la capacità, la forza di rinnovarsi, di adeguarsi alle nuove esigenze. E, quel che a noi preme di rilevare, anche nel mo_ndo comunista, negli ultimi anni, il Partito, rivoluzionario per definizione, ha svolto un ruolo di retroguardia, si è impegnato e si impegna tuttora in un'azione frenante: anche la classe politica sovietica sembra, insomma, più preoccupata della sua autoconservazione che di corrispondere ai bisogni delle masse, con cui perde ogni giorno di più il contatto. Torniamo, per concludere, alla situazione italiana. Abbiamo detto sopra che l'Italia è rimasta ferma otto anni prima di prendere una decisione che era matura nella coscienza popolare e che l'interesse del paese reclamava. Oggi la situazione sembra che si voglia mettere in movimento. Ma gli ultimi otto anni devono averci appreso molte cose; devono averci insegnato che, nella realtà del mondo odierno, non basta la volontà dei più, anche se democraticamente espressa, a far avanzare le cose. In Italia, a far segnare il passo, è bastato che prevalesse, sul" l'interesse dei più, la logica interna di autoconservazione della classe dirigente del partito di maggioranza. Anche questo, anche la possibilità di fenomeni del genere, sono la conseguenza dello sviluppo della società, a cui non si è accompagnato un adeguamento delle forme politico13 Bibli9tecaginobianco
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