Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

• Giuseppe Ciranna qualche rara eccezione) sono stati smentiti dai fatti che si sono spinti, potremmo dire, molto al di là delle previsioni. Ne consegue la regola che vuole che in Italia si governi affrontando i. problemi dell'oggi e dell'avvenire con la mente rivolta al passato. Sicché sono bastati appena pochi anni per rivelare le insufficienze di piani e di programmi che avrebbero dovuto proiettarsi nell'avvenire. L'esempio del Piano Vanoni, mai accettato completamente perché ritenuto troppo ardito, eppure superato ben presto dalla realtà, definisce meglio di ogni altro lo spirito con cui la classe dirigente affronta i pr~ blemi del paese; accanto ad esso sta l'esempio della politica agricola, sta l'esempio di taluni aspetti della riforma agraria, che l'hanno fatta nascere già vecchia, con soluzioni previste su misura per una società rurale che esisteva solo nella mitizzazione dei nostalgici della civiltà contadina; sta il piano verde, nato come tentativo di salvare strutture politiche e sindacali del mondo rurale che già vacillano sotto i colpi del fenomeno dell'esodo che sta sconvolgendo le campagne italiane; e sta, anche se non sembra che ce ne sia ancora piena coscienza, lo stesso recente piano della scuola. La verità è che resistono più del lecito schemi mentali sorpassati, che tali schemi trovano il conforto di un atteggiamento degli ambienti culturali. meno coraggioso ancora di quello dei politici ( è di tutti i giorni la polemica aperta o sottintesa contro la cosiddetta civiltà di massa, contro i pericoli della « massificazione », e così via). Tali schemi mentali non paralizzano soltanto la volontà, l'azione degli ambienti e delle forze politiche democratiche: tengono prigionieri i movimenti, le forze, i partiti che per definizione dovrebbero essere « progressisti »: si guardi alle tesi e all'azione del Partito comunista in Italia, per esempio, e all'ostinazione con cui è rimasto abbarbicato a formule vecchie, mentre la realtà del paese mutava rapidamente, e il Mezzogiorno camminava su binari diversi da quelli previsti da Gramsci e dai suoi esegeti, e gli operai del Nord apprendevano a fare da sé nella lotta sindacale. Si ha l'impressione, insomma, che i partiti, i movimenti, le classi politiche si siano rassegnati al ruolo di retroguardia della società. Il problema meriterebbe una approfondita indagine, un'analisi spregiudicata e non preconcetta, perché il fenomeno non è tipico ed esclusivo del mondo occidentale, né riguarda, come abbiamo visto, soltanto i movimenti che si usa definire conservatori o comunque « borghesi ». A diversi livelli e a diversi ritmi è un fenomeno che si riscontra anche nel mondo comunista. A quel che si può giudicare dalle informazioni 12 Bibliotecaginobianco

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