Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

Le retroguardie audacia della classe politica (travolta, poi, ingloriosamente, per lasciare il campo al caos e all'avventura). E potremmo continuare il discorso passando a considerare la situazione di altri paesi europei. Chi più, chi meno, essi presentano gli stessi problemi, le stesse contraddizioni, la stessa inadeguatezza della classe politica: basta del resto ricordare quante difficoltà si devono ' quotidianamente affrontare, nei vari parlamenti nazionali, per fare accettare quell'idea rivoluzionaria che è l'unificazione economica e politica dell'Europa, rivelatasi il solo strumento che può promuovere nuovi equilibri modificando gli assetti interni degli stati aderenti alle nuove istituzioni europee, e garantendo la collettività dal prepotere dei sindacati di interessi privati inseriti oggi saldamente nel sistema dei privilegi e dei monopoli esistenti sul piano nazionale. Ma, trovandoci di fronte ad un fenomeno così generalizzato, varrebbe la pena di ricercare, se è possibile, le cause. Cosa estremamente difficile, e che richiederebbe comunque altro impegno e ben altro spazio. Ma almeno una delle tante cause che sono all'origine della sfasatura tra ritmo di crescita della società e azione politica dei partiti, azione parlamentare e azione di governo, ci viene suggerita, ancora una volta, dall'esempio italiano. Come abbiamo già detto ci sembra che uno dei tratti caratteristici della vita pubblica italiana sia il ritardo con cui la classe politica prenda consapevolezza dei problemi reali del paese e del ritmo, della direzione di movimento della società: è un fatto che la realtà ha preceduto negli ultimi anni tutte le previsioni e ha sconvolto tutti i calcoli della maggior parte dei dirigenti politici; e di ciò hanno sofferto l'azione di governo e l'azione parlamentare, ha sofferto soprattutto il corpo sociale. « Il Paese cresce ed i partiti rischiano di non stargli dietro; i problemi sono mutati e le soluzioni prospettate dai partiti tendono a non mutare; le aspirazioni popolari evolvono e le promesse dei programmi politici restano allo antico, matenendosi collegate al culto dei pionieri più di quanto questi tollerebbero se tornassero a vivere »: così si è espresso l'on. Fanfani nel discorso pronunciato al congresso del San Carlo. E francamente non gli si può dar torto. Non sappiamo quel che direbbero di ciò i « pionieri », ma sappiamo che i n~stri governanti, i nostri uomini politici nella stragrande maggioranza non hanno proceduto alla cieca negli ultimi anni, ma si sono affidati ad ipotesi che ritenevanò attendibili e alla presunta conoscenza degli uomini e delle cose; e sappiamo anche che non solo i più cauti, i più prudenti fra essi, ma anche i più spregiudicati (salvo naturalmente 11 Bibliotecaginobianco

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