.. • Lettere al Direttore menti di organizzazioni, quando il governo divenne attivamente proprietà della nuova parte. Resistettero un po' più a lungo, non per una diversa tempra morale (nel caso dei «popolari» ad esempio non certo più ferma che in quello dei liberali) 1na per la diversa autonomia originaria delle organizzazioni, i gruppi che avevano un'origine indipendente dalla sistemazione finale del Risorgimento. La monarchia liberale cadde allora, e si coniprende quindi l'imposibilità del moto monarchico, quali che fossero le ragioni sentimentali di molti uomini egregi, di rinascere altrimenti che come borbonismo; si comprendono gli equivoci della «continuità dello stato» e i drammi del liberalismo nel dopoguerra. Piuttosto sarebbe da condurre un'indagine, paragonando regione a regione, sulla permanenza e il ricambio delle classi politiche tra il periodo pref ascista e il fascista e questo e l'odierno. Ad ogni modo, non mi sembra che le lettere di Amendola siano il particolare documento di una minor « coscienza e dignità civile di una gran parte della borghesia meridionale ». Sarà stato o sarà vero in alcune circostanze, ma per quella non è provato. Sapete quanto approvi e segua con passione la vostra battaglia per il rinovamento della vita politica meridionale, e la severità che in questo compito portate, non temendo l'accusa di parlar male di Napoli, l'amara impopolarità del riformatore che vuol mutare costu1ni di vita attorno alla quale si è sistemata una società. Ma occorre, credo, esser sempre coscienti che si tratta di un male storicamente dato, di inferiorità da medicare e guarire, non di niali perenni per sfuggire allo spettacolo dei quali occorre rifugiarsi tra i Sanniti, risalendo oltre la storia nota, spettacolo di brutture. La vicenda di Amendola, con più dramma e · nobiltà, è quella di una generazione: e non a caso trovia1no tanti nomi di figli della vecchia classe politica nelle file di coloro che, in diverse formazioni, con continuita oppure opposizione minore o maggiore verso i vecchi metodi e ideali, ebbero parte, soffrendo e combattendo e cadendo, alla lotta antifascista: dai figli di coloro il cui carteggio avete pubblicato, ai Galimberti, Gasparotto, Colaianni, Giolitti. ALDO GAROSCI Roma, 14 gennaio 1962. 124 Bibliotecaginobianco \ \
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