Nord e Sud - anno IX - n. 26 - febbraio 1962

Le retroguardie tiche e le forme in cui si articola il potere nella società contemporanea. Non v'è dubbio che oggi i poteri reali in una società politica siano cresciuti di numero, accanto e in contrasto molto spesso con i poteri tradizionali e legali. Non ci si deve nemmeno nascondere, pero, che la moltiplicazione dei poteri reali al di fuori del quadro delle istituzioni tradizionali, cioè la crescita dei gruppi di interesse e dei gruppi di pressione, non ha nello stesso tempo comportato - come era necessario - un adeguato adattamento delle istituzioni politiche tradizionali - ufficiali e non - alla nuova situazione, alla nuova realtà. In sostanza, tanto l'organizzazione dei pubblici poteri, quanto il sistema dei partiti hanno continuato a camminare sui vecchi binari come se nulla fosse successo, mentre in realtà negli ultimi lustri sia il processo di decisione dei pubblici poteri sia il gioco interno delle organizzazioni politiche - che viene ancora mitizzato semplicisticamente come confronto leale delle opinioni delle maggioranze e delle minoranze - risultavano via via alterati per l'influenza di molti fattori che prima contavano ben poco, o non contavano affatto, o non si erano ancora configurati: ad esempio, le mutate dimensioni delle imprese industriali, dei potentati economici, delle organizzazioni di categoria, insomma i nuovi poteri entrati nella competizione e che hanno contribuito a mutare anche la fisionomia dei partiti politici (soprattutto di quelli che vengono definiti di massa) e interferiscono continuamente, con mezzi leciti o illeciti, nel governo della cosa pubblica. Senonché - è doveroso osservare a questo punto, limitando ovviamente il nostro discorso al problema dei partiti - la classe politica si è fatta sorprendere impreparata dalla nuova realtà; quel che è peggio, oltre a non sapere escogitare nuovi strumenti per far fronte alla situazione, è rimasta ·irretita nelle formule che ripete stancamente anche quando vengono contraddette nei fatti. E in una società in cui i vari corpi si definiscono in maniera sempre più precisa e tendono naturalmente all'autoconservazione, la classe politica ha mostrato di tenere alla propria conservazione più che alla rispondenza alle esigenze della società. Ne deriva una sclerosi della volontà, che porta alla sclerosi delle istituzioni politiche; l'arresto di ogni possibilità, di ogni volontà di rinnovamento, ancorché largamente condivisa da larghi strati popolari, di fronte al diaframma rappresentato appunto dalla classe politica, la quale guarda al passato perché ha perduto la capacità del rischio e la fantasia creatrice; ne deriva il fenomeno da tutti deprecato dei partiti lacerati da profondi contrasti interni, così gravi da rendere incomprensibile la ragione per cui correnti così distanti per ideologie, e per interessi, continuano a convivere insieme, sicché i par9 BibliotecaGino Bianco

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