Maria Luisa La Malfa tare che il discredito cadesse oltre che su Crispi, anche sui suoi sostenitori della Sinistra. Un aumento del dazio sui cereali, e di varie altre imposte indirette (tassa sulle bevande alco.oliche, tassa sul sale) si rese necessario una seconda volta nei primi mesi dell'88; ed anche questa volta 1~ T. sembrò rassegnarsi di fronte ad un presunto male minore. Era facile, del resto, la tentazione di trovare una giustificazione a quella politica nella situazione disastrosa del bilancio, eredità - s11 questo la T. non nutriva dubbi - del Depretis. Tre fatti in particolare avevano contribuito ad aggravare tale situazione: la pace armata, instaurata dalla Triplice; lo sperpero delle entrate statali, soprattutto nelle costruzioni ferroviarie; l'impresa d'Africa 16 • Un'ulteriore misura dell'ipoteca che la Destra aveva posto sul governo si ebbe nel dicembre '88, allorché il Ministro delle Finanze Magliani ripropose il ripristino dei decimi e l'aumento della tassa sul sale per coprire nuove spese militari approvate dal Parlamento. Vistosi bocciare i provvedimenti dagli Uffici della Camera, il Magliani offerse le sue dimissioni, mentre la T. invocava invano la solidarietà del governo, e Crispi non esitava a sacrificare 1\llagliani ed a sostituirlo con Perazzi, uomo di fiducia della Destra. Più fermo fu l'atteggiamento della T. sul tentativo di conciliazione col Vaticano avviato per iniziativa dello stesso Crispi. Pur evitando di rilevare la responsabilità di Crispi nella questione, il giornale reagì con la massima intransigenza alle voci di un possibile accordo con la Chiesa cattolica 17 • La questione si chiuse con una secca smentita del1'« Osservatore romano» di cui la T. non ebbe che a rallegrarsi: « Le resistenze del Vaticano - è storia vecchia - sono sempre state preziose per il nostro paese; esse lo hanno potentemente aiutato a riacquistare l'indipendenza e soprattutto a costituire l'unità » 18 • In quella occasione il giornale si fece eco di polemiche d'oltralpe, riportando le tesi ultramontane del Rendu e quelle liberali del Leroy-Beaulieu. Nella polemica intervenne anche Giovanni Bovio, con un articolo nel quale si legge fra l'altro: « Il Papa per generoso e arrendevole che si mostri da prima~ finirà, come è costume della Chiesa, per abboccare anima e corpo. Vorrà scuole, poi entrerà nei municipi e nelle cose dello Stato, e su ogni cosa aliterà quel fiato che può spirare dalla bocca di un Pontefice sommo ed accorto dentro un paese immemore, spogliato della sua missione civile, fatto ipocrita da salmodie non credute, fatto infingardo dall'ipocrisia » 19 • 16 T., 12-II-'88. 17 T., 4-III-1889. 1s T., 29-V-'87. 19 T., 9-VI-'87. 106 Bibliotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==