Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• Mirella Galdenzi bilità: l'uomo. Ebbene no! L'uomo guarda il mondo e il mondo non gli rende lo sguardo. L'uomo vede le cose e si accorge, ora, che può sfuggire al patto metafisico che altri avevano concluso per lui, un tempo, e che parime!}ti può sfuggire all'asservimento e alla paura. Che può ... che almeno potrà un . giorno ... ». Questa rivendicazione di libertà in senso esistenziale si traduce nello scrittore in una critica ai concetti di solitudine e di angoscia dominanti nella tematica dei nostri. scrittori contemporanei. Il Sartre de La Nausea, il Camus de Lo Straniero in definitiva, non farebbero altro che tradire le premesse di oggettività, di costatazione oggettiva del mondo, che avevano formulato, ristabilendo nella « tragedia dell'assurdo» quel rapporto « colpevole, contaminato» con le cose, frutto dell'equivoco umanista. Ma è possibile sfuggire alle sabbie n1obili del naturalismo, che si ripresentano in forme ingannevoli per assorbire l'uomo e sottrarlo alla propria libertà? « Sì - risponde lo scrittore - attraverso la descrizione lucida, analitica che dia nella sua precisione la misura dell'esteriorità del mondo e della mia indipendenza da esso ». · Lo sguardo appare il senso privilegiato « in una prospettiva che rifiuti il vocabolario analogico dell'umanesin10 tradizionale, rifiuti l'idea di tragedia e di ogni altra idea che conduca a credere in una natura profonda e superiore dell'uomo e delle cose, rifiuti infine ogni ordine prestabilito». Ed a questo punto una cosa è certa: che le dichiarazioni di Robbe-Grillet incominciano a farsi preoccupanti. Il rigore di un metodo intellettuale che tende a ridurre qualsiasi osservazione della realtà in un'unica prospettiva, e il rifiuto in blocco degli schemi attraverso i quali in sostanza eravano abituati a giudicare ci spinge a riflettere sulla natura di questo nuovo linguaggio. In effetti i romanzi di RobbeGrillet, e più ancora il co11tributo che come sceneggiatore questi ha dato a un film come « L'année dernière a Marienbad » (La sceneggiatura compare per i tipi dei « Coralli » di Einaudi) ci chiariscono le affermazioni dello scrittore. Il personaggio scompare e se qualche volta c'è, è ridotto a uno sguardo puro, un voyeur, il cui occhio spietato costruisce rapporti di distanza geometrica fra le cose, senza esprimere alcun giudizio. Gli altri, come le cose, non sono che oggetti su cui cade lo sguardo: non manifestano alcuna interiorità. I sentimenti le emozioni intime non rivelano altro che realtà esteriori: gesti, comportamenti, .sguardi. Si vedano ad esempio, le ossessive sequenze de « L'année dernière a Marienbad » in cui i discorsi degli interpreti si moltiplicano all'infinito: la descrizione della macchina da presa si ferma con precisione, senza equivoci, sull'angolazione dei muri, sulle profonde prospettive dei corridoi; i sentimenti dei due protagonisti sono fissati e decomposti in espressioni, senza possibilità di accertare se siano veri o falsi, probabili o improbabili, atteg- · giamenti anonimi di personaggi anonimi espressi con una precisione costante, continua, che utilizza cose e persone nell'unico senso possibile per l'autore, nel senso di una presenza che, ·se mai rimanaa ad un ordine di pen96 \ I Bibliotecaginobianco

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