Recensioni zione che si è compiuta sotto i nostri occhi è di portata immensa: « non soltanto - dice lo scrittore - non consideriamo più il mondo come una proprietà privata ricalcata sui nostri bisogni e addomesticabile, ma per giunta non crediamo a questa profondità di significato che si dovrebbe trovare nelle cose assolutamente gratuita e non provata. L'idea di condizione ha sostituito l'idea di natura, mentre ogni concezione essenzialistica vedeva la sua rovina. È, dunque, il linguaggio letterario che dovrebbe cambiare, e già cambia. C'è nei più consapevoli una ripugnanza crescente nei confronti della parola viscerale, analogica. L'aggettivo ottico, descrittivo, che si accontenta di misurare, situare, limitare, definire, mostra probabilmente il cammino difficile di una nuova arte del romanzo ». In questo saggio, apparso sulla N.R.F. nel '56, le posizioni programmatiche di Robbe-Grillet sono già chiare: i personaggi delle nuove vicende dovranno perdere ogni identità, no11 rimarrà loro che una consistenza di riflesso, nel momento in cui lo scrittore tenta di capovolgere le posizioni narrative tradizionali che adoperavano cose e paesaggi come stati d'animo o comunque come realtà interpretabili. E qual'è il mondo nuovo che lo scrittore ci propone? Un mondo occasionale, che si restringa nei limiti della esperienza casuale, esperienza che, d'altra parte, si esaurisce nella semplice costatazione della presenza di qualcosa? Sembrerebbe di sì, se Robbe-Grillet muove da queste affermazioni per dichiarare battaglia ad ogni grossolano equivoco umanistico ed a qualsiasi forma di naturalismo dichiarato o travestito da realismo, che compaia nel romanzo. Infatti nelle sue « Riflessioni su alcuni elementi tradizionali del romanzo » del '57, le critiche al personaggio e alla storia sono indirizzate sulla medesima linea critica. D'altra parte le sue riflessioni sul concetto di contenuto e sul concetto di forma precisano i limiti in cui vuole vedere inserita l'opera dello scrittore: « L'arte di per se stessa è autonoma; qualsiasi contenuto o impegno significa volerla condurre a un significato che le è esteriore, ridurla a strumento. L'opera d'arte risponde a un concetto di Necessità, che non va confuso con l'utilità, essa è Forma, una forma come invenzione e non come rispetto di regole morte. L'arte è una forma che probabilmente è la forma del mondo ». In « Natura Umanesimo e Tragedia» queste idee si precisano nella critica a qualsiasi punto di vista umanista. L'umanesimo, secondo Robbe .. Grillet, col pretesto che l'uomo 110n può farsi del mondo che una conoscenza soggettiva, decide di scegliere l'uo1no come giustificazione di tutto. Da un tale atteggiamento nasce la metafora, che non è W1 prodotto di linguaggio innocente, ma stabilisce continuamente attraverso l'uso dell'analogia « un colpevole rapporto fra l'uomo e le cose » nella misura in cui unifica cose ed uomo sotto il segno di ~'essenza, rimanda ad un metafisico concetto di creazione attraverso il mito di una natura comune. « Rifiutare la nostra pretesa natura e il linguaggio che ne perpetua il mito, non è, quindi, rifiutare l'uomo, ma respingere l'idea panantropica contenuta nell'umanesimo tradizionale. Esso poneva come risposta a tutte le domande una sola passi95 Bibliotecaginobianco
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