Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Recensioni modo di sfruttamento delle m1n1ere d'argento o il sistema commerciale di Atene come soltanto interessante, o anche più interessante dell'arte di Fidia o della strategia di Pericle» e in tal modo cadrebbe in un dommatismo di senso contrario, giacché « la storia monumentale, per riprendere l'espressione di Nietzsche, conserva legittimità e portata in un'età in cui domina la preoccupazione delle masse, del lavoro o della vita quotidiana». Sono segni dell'equilibrio metodologico di Aron, che ci siamo fatti scrupolo di mettere in debita luce: ma molti altri pregi del suo volume dovranno essere qui, per ovvi motivi, soltanto accennati, come la suggestiva analisi di Tucidide e l'ampia sintesi su « Nations et empires ». Un più speciale ricordo sarà tuttavia da farsi dell'ultimo capitolo del volume, « L'aube de l'histoire universelle », ove l'Autore ritorna sul concetto dell'assoluta singolarità della nostra epoca in cui « per la prima volta le società dette supe .. riori sono in grado di vivere una sola e medesiJ;na storia. Per la prima volta forse si può parlare di società umana», nel senso che da un lato l'industrialismo ha creato e sempre più va creando un tipo di società unitario, di cui i regimi occidentale e sovietico rappresentano due versioni; e dall'altro « vaghe ideologie, derivate dalle dottrine eu 1 opee del secolo scorso, forniscono parole comuni a uomini che non adorano gli stessi dèi, non rispettano gli stessi costumi, non pensano secondo le stesse categorie ». E certo nessuno vorrà negare la giustezza di queste, come di tante altre, osservazioni di Aron, suggerite da una profonda conoscenza dei nostri tempi e da un'attiva e coraggiosa partecipazione ai loro contrasti e problemi: ma non possiamo impedirci di aggiungere a questo quadro consolante dell'alba di una storia veramente universale una discreta pennellata, se non di pessimismo, di realismo, ricordando che frasi assai simili a quelle aroniane si trovano presso i trattatisti dell' ars historica di tre-quattro secoli fa, e segnatamente presso il Campanella. Non è troppo recente la scoperta che l'uomo ha fatto dei suoi successivi ingressi in fasi storiche decisive, in « epoche», che, come suona l'etimo della parola, scandiscano una pausa unica, incomparabile, definitiva nella storia del mondo. Coltiviamo dunque anche noi la 11ostra innocua illusione di essere gli « ultimi» o i « primi», purché, naturalmente, la realtà non ci riservi delusioni pericolose. Nella storia rigorosamente intesa, le epoche si costruiscono, e non senza arbitrio, dopo e non prima che gli eventi si siano verificati: fino a che punto è chiara la fisionomia di quella in ct1i crediamo di vivere? RAFFAELLO FRANCHINI Il tecnico del puro sguardo Molte delle opere più interessanti comparse in questi ultimi anni sono impegnate nella ricerca di- un nuovo stile narrativo. La crisi del romanzo è denunciata violenten1ente sia nelle opere che nelle polemiche teoriche degli 93 Bibliotecaginobianco

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