Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• Raffaello Franchini Egli distingue filosofie della storia empiriche (come quelle di Spengler e Toynbee) da filosofie della storia metafisiche. Le pri1ne appartengono alla storia mentale del Novecento e vorrebbero essere un superamento delle concezioni di tipo volterriano 9 hegeliano, intinte come. sono di relativismo e ripugnanti al piano unitario della storia del mondo; le seconde sono scomparse come fattore ideologico attivo nella coscienza contemporanea, ad eccezione del marxismo, che « è la sola interpretazione del passato umano nel suo insieme in funzione metafisica, che eserciti oggi un'influenza estesa e profonda sulla civiltà occidentale». Il carattere ottocentesco, ottimistico, metafisico dello storicismo marxistico è messo assai bene e ripetutamente in rilievo dall'Aron, che accentua pure, giustamente, l'analogia escatologica tra marxismo e civiltà cristiana, scrivendo: « Così come la secolarizzazione della speranza cristiana, esso è una versione dialettica del razionalismo del progresso, definisce il termine dell'avventura per mezzo di certi accadimenti precisi, possibili o reali (proprietà collettiva, potere del proletariato, sviluppo delle forze produttive) ». Si potrebbero fare delle riserve sulla facilità con cui in questo caso si adopera, a proposito del marxismo, il termine e il concetto di dialettica. In realtà, per quanto Marx e i suoi epigoni abbiano usato largamente quella espressione, essi non· hanno portato nessun effettivo contributo allo sviluppo teoretico della dialettica, come del resto dimostrano largamente oggi, se mai ve ne fosse stato ancora bisogno, i libri dei fenomenologi-marxisti _ (Merleau-Ponty e Sartre), che intendono per dialettica una più o meno romanzata descrizione del mondo economico-politico contemporaneo secondo categorie del tutto empiriche e arbitrarie cl1e non trovano giustificazione nemmeno nelle « ontologie regionali» husserliane. Ma tuttavia l'Aron, al di là di codesti filosofici scrupoli, ha il merito di sottoporre. a critica serrata il sostanziale « catastrofismo» storiografico di quanti continuano a vedere nella società sovietica u11 ideale, o la possibilita unica di attuazione di un ideale di società senza classi. Si aggiunga che il « catastrofismo» è, per sua natura, antidialettico - il che conferma, per altra via, il carattere puramente mitologico della concezione marxistica. Tuttavia la correzione che l'Aron propone come alternativa a questo tipo di filosofia della storia è intimamente legata a un pregiudizio scientifista: egli crede che l'impossibilità di « dimostrare » le proposizioni storic11e sia una debolezza e non già un elemento fisionomico· dell'indagine storiografica, che, com'egli stesso pur mette in rilievo, riguarda il singolo e l'irripetibile - e propone di porvi rimedio con un compromesso: « Cercheremo di combinare i dati fondamentali della situazione con una grande diversità di accidenti per concludere che nel più gran numero di casi (o in tutti i casi o solo in un piccolo numero), l'avvenimento si sarebbe prodotto. L'inferenza è tratta dai fatti, ma li supera » (p. 69). Le simpatie di Aron per la sociologia sono note, e la preoccupazione di « inferire » da qualcosa di causalistico i fatti storici potrebb'esserne una prova: ma non decisiva, forse,- se almeno si tengano presenti certe sue ammirevoli riserve, come quella verso chi « ritenesse il 92 . Bibliotecaginobianco

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