Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Recensioni \ una sorta di prospettivismo storico-, che dovrebbe aprirci le vie pacificatrici di una società senza classi; tipica infine, come dimostra chiaramente il penultimo capitolo, la credenza che soltanto nella nostra epoca, per effetto della tecnica e dell'industria e della facilità delle comunicazioni, l'umanità abbia potuto vedere l'alba della storia universale, affratellatrice dei popoli, garanzia contro lo scoppio di conflitti distruttivi dell'intera civiltà umana. Sono temi che non andrebbero affrontati nei termini del tutto privi di rigore in cui li affronta Aron, se almeno, rispettivamente, è vero che il pensiero contemporaneo (cioè Croce) ha dimostrato: 1) che il metodo causalistico non è adeguato alla realtà storica, che è tutta e solo dialettica; 2) che gli eventi possibili possono, al massimo, essere oggetto di graziose o magari truculente fantasie, ma non certo di storia documentata, cioè di storia senz'altro; 3) che il relativismo ha un senso solo quando vengano arbitrariamente staccati dai predicati di giudizio i soggetti da rendere di volta in volta universali - e cioè quando si smette di pensare correttamente; 4) che la storia universale è una mera classificazione contenutistica, o un modo di dire, perché ogni storia, in quanto tale, è fatta di giudizi storici e dunque è tutta e solo universale, onde è un evidente arbitrio il denominarla così in contrapposizione a una « storia particolare·» che non esiste. Se aggiungeremo che tali proposizioni sottintendono un lavoro che è stato senza dubbio avviato e in massima parte compiuto dal Croce, ma dopo Croce in Italia si è continuato e si continua a svolgerlo, avremo detto tutta la verità. E la verità non dovrebbe dispiacere a un uomo come Aron, che tanto bene sa vedere di quali gravissimi pericoli la minacci l'odierna società industriale, soprattutto nella sua versione comunistica, cercando di nasconderla o tradirla coi veli compiacenti o terroristici dell'ideologia. Queste osservazioni, peraltro, non tolgono alle sue ricerche quanto - ed è tanto - di attraente e stimolante esse conservano, soprattutto quando si rivolgono a quegli oggetti che, per la loro stessa natura, rendono più agevole e spontaneo l'incontro pure se si parta da posizioni assai divergenti. È il caso in particolar modo delle penetranti indagini dell'Aron intorno a quello che resta uno dei temi fondamentali della metodologia weberiana e in genere dello storicismo tedesco, la distinzione cioè delle scienze naturali da quelle storiche: « La scienza fisica - scrive ad esempio l'Autore - non è un elemento della natura che essa esplora (anche se lo ·diventa trasformandola). La coscienza del passato è costituita dall'esistenza storica. L'uomo non ha veramente un passato se non quando ha coscienza di averne uno»; come pure della considerazione corretta in cui viene tenuta la direzione della ricerca storica là dove si afferma che « la storia esprime un dialogo del presente e del passato, in cui il presente prende e mantiene l'iniziativa» e che, mentre « il fisico guarda alla legge, la storia guarda al singolare». Solo che codeste differenze, così agìlmente colte sul piano empirico, andrebbero approfondite e, per .così dire, dedotte filosoficamente in senso formale. Ma Aron non è interessato a questo tipo di ricerca, rivolgendo piuttosto i suoi sguardi alla funzione ideologica che certe filosofie della storia sono tuttora in grado di esercitare. 91 - Bibliotecaginobianco

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