Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• RECENSIONI Storia e sociologia L'ultimo libro di Raymond Aron (Dimensions de la coscience historique, Ed. Plon, Paris, 1961) che consiste in una nutrita raccolta di importanti saggi pubblicati dall'autore in varie occasioni a partire dal 1946, fornisce utili opportunità di riflessione sia al filosofo, sia al politico, sia al sociologo. Ci limiteremo, come c'impone il nostro Fach, a sfruttare soltanto quelle della prima categoria, le quali tuttavia solo nelle intenzioni, e assai meno nell'esecuzione, possono separarsi dalle altre, di cui sono, tutto sommato, il centro ineliminabile. Aron, come sanno i molti lettori che hanno avuto i suoi precedenti volumi, tra cui quelli sulla Philosophie critique de l'histoire e sulla Filosofia della storia, oltre che sulla sociologia tedesca contemporanea, è un ideale discepolo di Max Weber e un po' di tutto lo Historismus; come metodologo della storia ha le sue benemerenze, che mi sembra siano state accresciute dall'opera recentemente da lui prestata per la fondazione della rivista « Theory and History », insieme a un gruppo di altri egregi cultori della disciplina, tra cui il Berlin. Per noi, l'interesse principale che rivestono i suoi scritti consiste nel trapianto che egli è riuscito a compiere, già da oltre vent'anni, nel pensiero francese contemporaneo di una problematica che gli ' era quasi del tutto estranea, quella, per intendersi, dei rapporti intercambiabili che esistono, in sede logica e metodologica, tra filosofia e ricerca storica. Questo trapianto o innesto fa il paio, per importanza culturale e per l'apertura di nuove, fino a ieri impensate, possibilità speculative, con l'altro, dovuto ai marxisti, e in parte ai fenomenologi, della dialettica, sia pure esclusivamente hegeliano-materialistica, in una tradizione che sembrava incapace di uscire dalle secche del cartesianesimo e dell'illuminismo. Naturalmente Aron ignora Croce, forse per la sua incapacità di correggere un istintivo chauvinisme con letture non interamente tedesche, e potremmo aggiungere pedantesche: onde una certa ingenuità nel porre, e magari risolvere, questioni che, se ·è vero che non si possono mai considerare chiuse in maniera definitiva, è abbastanza assurdo continuare ad agitare come se non avessero trovato più avanzate e pertinenti, se non più geniali, risposte. Tipico, a questo riguardo, il famoso busillis weberiano della « causalità adeguata», per cui negli eventi storici esisterebbero cause ineliminabili o fondamentali a fronte di cause minori, delle quali si potrebbe fare a meno nella spiegazione e comprensione dei fatti del passato; tipico ancora il ripetuto richiamo agli eventi possibili, e dunque non reali, a fronte di quelli storicamente, e cioè realmente, accaduti; tipica la preoccupazione del relativismo e del dualismo tra questo e i valori, che Aron propone di vincere con 90 \ Bibliotecaginobianco

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