Relazioni gere personale qualificabile, se non qualificato, dalla riserva ·dei « ter .. roni » si va esaurendo, perché il bracciante del Tavoliere e il minatore nisseno possono andare a fare i muratori in Svizzera o altrove, ma non possono diventare di punto in bianco camerieri negli albergh~ di Ginevra o di Zurigo, e nemmeno nelle pensioni minori delle villes d' eaux svizzere, francesi, tedesche. Ma proprio questa indicazione dimostra quanto può risultare utile ed efficace la compensazione fra domande e offerte di lavoro della quale si diceva e una politica comunitaria di formazione professionale, diretta peraltro a ridurre la distanza che separa il bracciante del Tavoliere e il minatore nisseno dai mestieri che richiedono, se non la qualificazione acquisita, almeno la possibilità di qualificarsi in pochi mesi. Quanto poi alla insufficienza della riserva di « terroni », siamo per ora, come dicevamo, soltanto a un primo accenno. Ma lo si deve cogliere in tempo: esso potrebbe ricevere conferma prima di quanto non si creda, se, come ci auguriamo, la diffusione del benessere dovesse continuare in Europa allo stesso ritmo che ha fatto registrare negli ultimi anni; e allora anche i muratori italiani, dell'Italia meridionale, che oggi si incontrano numerosissimi in tutte le città europee, diventerebbero rari e si dovrebbe pensare veramente a sostituirli con manodopera extraeuropea. Se invece dovessimo avere in Europa una crisi. .., allora avremmo una terribile ondata di ritorni: e questo neanche è un problema da sottovalutare perché i governi saggi nei periodi delle vacche grasse devono preoccuparsi del1' eventualità che ritornino i periodi delle vacche magre. Ma questo significa soltanto che sarebbe imperdonabile, da parte nostra, sprecare le occasioni che ci sono offerte dall'alta congiuntura per industrializzare il nostro Mezzogiorno, per avviare e portare avanti, molto avanti, quella politica che gli economisti moderni chiamano « di sviluppo equilibrato ». Tanto più che, ai fini di questa politica, l'emigrazione stagionale dall'Italia meridionale ai distretti dell'industrializzazione europea può recare un suo contributo particolare: l'emigrazioJ?.e stagionale è infatti come uno stage, un tirocinio; e chi, al suo ritorno, dopo una o più stagioni di emigrazione, volesse fissarsi in patria, ha certamente qualche dote particolare da far valere, acquistata con la sua esperienza emi- . gratoria. Sarebbe anzi interessante una inchiesta per accertare quanti, fra i nuovi occupati delle industrie che ha11no creato impianti nel Sud, sono reduci dall'emtgrazione stagionale in Europa e sono stati assunti grazie a questo loro tirocinio. Siamo arrivati, dunque, alla politica migratoria italiana, che deve essere ripensata, relegando in soffitta quei criterii dell'emigrazione transoceanica a qualsiasi costo che hanno ancora ispirato le iniziative del# 85 Bibliot~caginobianco
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