Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Relazioni zione di questa grande fabbrica si spiega appunto con la disponibilità di manodopera bretone, che conviene occupare sul posto anziché far immigrare a Parigi (si veda l'articolo di Jean François Gravier nel n. 125, luglio 1961, di « Preuves »: L'avenir de la Bretagne; e si veda anche il recente volume dell'ex Presidente del Consiglio René Pleven, pure intitolato: Avenir de la Bretagne, Parigi,. Colman-Lévy, 1961). Non è sempre questione, dunque, di industrie leggere; anche industrie pesanti hanno convenienza oramai in certi casi a decentrare i propri ampliamenti, a localizzarli in prossimità delle disponibilità di manodopera, a evitare il ricorso a quella immigrazione di manodopera che poi crea difficili problemi di assimilazione e di alloggio (si pensi all'assimilazione in Olanda e agli alloggi nel cantone di Ginevra come casi-limite). E questo è tanto più importante in quanto certe grandi iniziative nei più importanti rami d'industrie, a Rennes come a Taranto, dovrebbero suscitare localmente la nascita o la crescita di numerose industrie meccaniche di fornitura o di lavorazione dei sottoprodotti, come sembra che sia avvenuto intorno alle officine di Peugeot a Sochaux (Cfr. il citato articolo di Gravier). Da un lato dunque la tendenza alla « iperpolarizzazione » delle correnti migratorie e alla « ripetizione delle localizzazioni »; dall'altro lato i primi accenni a un moto di decentramento verso nuovi distretti di industrializzazione, un moto che in parte è provocato dall'iniziativa pubblica e in parte è invece spontaneo, dettato da nuove convenienze di cui l'iniziativa privata comincia, sia pure troppo lentamente, a prendere coscienza. Da un lato la constatazione che non sono sufficienti i meccanismi previsti al tempo del Trattato di Roma per evitare che in conseguenza dell'attuazione del Mercato comune si verifichi l'ipotesi avanzata dal Perroux, di una concentrazione dell'espansione e dello sviluppo dell'economia europea nella fascia lotaringica, con impoverimento progressivo delle regioni periferiche, l'Ovest della Francia e il Sud dell'Italia in particolare; dall'altro lato la constatazione che, qualora questi meccanismi venissero potenziati e l'azione da essi svolta negli anni del rodaggio potesse essere ampliata e intensificata, se ne avrebbero comunque risultati positivi nel senso della creazione di infrastrutture e della localizzazione di grandi iniziative nei settori di base là dove sono appunto deficienti le infrastrutture e necessarie iniziative nei settori di base. Da un lato le resistenze liberiste o nazionaliste in ognuno dei sei paesi, onde la difficoltà, se non l'impossibilità, di coordinare più strettamente la politica industriale della Comunità; dall'altro lato la necessità di decidere se e come si deve fare ricorso a nuovi provvedimenti per favorire certe localizzazioni e per scorag83 --- Bibliotecaginobianco ì

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