Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• • Francesco Compagna lano e Torino non sono altrettanto congestionate di Parigi e Londra, si potrebbe rispondere che è meglio prevenire oggi che curare domani. E comunque, anche se non ci si volesse spingere fino ai « provvedi- . menti di tipo inglese » cui si faceva cenno, e ai quali ha fatto ricorso pure la Francia, recentemente migliorando quelli adottati. nel 1955, si deve far valere con mezzi nuovi la grande occasione che si presenta al Mezzogiorno per l'industrializzazione, e al paese per uno sviluppo equilibrato, in conseguenza dell'alta congiuntura e della situazione che si è venuta a creare sul Mercato europeo del lavoro. Pensiamo soprattutto alla politica delle zone industriali: si deve rendere operante e attuare più rapidamente la legge del 16 luglio 1957, ottima legge, che però fa eccessivo affidamento sull'iniziativa locale dei quadri politici meridionali e di istituzioni come le Camere di commercio e le Unioni industriali. E per1siamo pure a più efficaci strumenti di canalizzazione degli investimenti italiani ed europei verso tali zone industriali (dalla Sofis siciliana al nuovo istituto finanziario e di assistenza tecnica che sembra essere nelle intenzioni, e addirittura sulla scrivania, dell'attuale Presidente del Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno). Ma a questo punto sorge un problema politico cui mi consentirete di fare rapidamente cenno: non c'è da meravigliarsi se la consapevolezza della convenienza a localizzare investimenti industriali nel Mezzogiorno d'Italia, in prossimità delle riserve disponibili di manodopera stenti a farsi strada in Europa quando in Italia gli ambienti industriali (tranne alcune lodevoli eccezioni) alimentano o spalleggiano l'offensiva liberista contro la politica meridionalista; e quando la formula di governo è tale che certi sviluppi della ·politica meridionalista vengono sistematicamente imbrigli<;lti perché subiscono il « veto » dell'ala destra della « convergenza » (che fine ha fatto, per esempio, il progetto dell'on. Colombo per un intervento diretto dello Stato nell'industria manifatturiera?). Sul piano europeo, d'altra parte, sempre per quanto riguarda la politica delle localizzazioni industriali, è venuto il momento di prendere atto del fenomeno che si sta verificando nell'ambito del MEC e del quale si era detto che sarebbe stato evitato grazie ad alcuni meccanìsmi di correzione degli squilibri che erano stati predisposti. Ma evidentemente questi meccanismi non hanno funzionato, se è vero che si va delineando la formazione, dalle rive del mare del Nord alla piana del Po, di un manif acttlring belt a cavallo delle frontiere, cui corrisponde un impoverimento progressivo delle regioni periferiche, dall'Ovest della Francia al Mezzogiorno italiano, in contrasto stride!}te con la politica di aménagement du territoire della Francia e con gli i~dirizzi della politica di sviluppo dell'Italia. Bisogna che i meccanismi che furono predisposti 80 Bibliotecaginobianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==