• • Francesco Compagna · meno efficace politica delle localizzazioni industriali in presenza delle tendenze attuali dell'espansione economica in Italia ed in Europa. Si è parlato, a proposito delle correnti migratorie italiane, di una · « iperpolarizzazione » delle destinazioni (si veda, per. esempio, la relazione di Luciano Gallino sui « problemi inerenti alle zone di attrazione » delle migrazioni interne al Convegno su « gli squilibri regionali e l'arti- / colazione dell'intervento. pubblico », Saint Vincent, settembre 1961): le correnti migratorie, cioè, vantano in Italia moltissimi punti di partenza, tanti quanti sono i comuni sottosviluppati del nostro paese; ma sono pochissimi i punti di arrivo di queste correnti migratorie, confluite tutte lungo alcune grandi direzioni, lungo itinerari che si concludono nei distretti tradizionali dell' industrializzazione italiana e in particolare nei capoluoghi di tali distretti, a Milano, Torino, Genova, intorno alle quali, a un ritmo sempre più intenso, si dilata e in pari tempo si congestiona la « s1.1perficie interamente urbanizzata » (si veda a questo proposito, il recente studio di Alberto Aquarone: Grandi città e aree metropolitane in Italia, Bologna, Zanichelli, 1961). La « iperpolarizzazione » delle correnti migratorie provoca una serie di conseguenze che pure sono state indicate con una certa precisione e delle quali si è detto che, sommate, danno luogo a « una sorta di patologia dei poli di sviluppo », a una situazione patologica, cioè, delle aree metropolitane indicate, di Milano, Torino, Genova. Avviene, insomma, ai vertici del triangolo industriale padano ciò che è avvenuto a Parigi e a Londra, ciò che sta avvenendo nella grande conurbazione della Ruhr e in altri distretti industriali della Germania occidentale e del Benelux. E in particolare avviene che i vantaggi presentati da queste aree, ài fini della localizzazione di nuovi investimenti industriali, « rimangono stazionari o addirittura decrescono ». Decrescono dal punto di vista dell'interesse pubblico sùbito; ma decrescono pure dal punto di vista dell'interesse privato, magari in un secondo momento: basti pensare alle difficoltà di reperimento e al costo dei suoli per quanto riguarda le fabbriche e per quanto riguarda gli alloggi della manodopera, la quale, tenuto conto della raggiunta e stabilizzata piena occupazione, non può essere che manodopera immigrata; e, tenuto conto della realtà demografica europea, non può essere in massima parte che ma11odopera immigrata dall'Italia meridionale, sia che si tratti di un'area 1netropolitana padana, sia che si tratti di una conurbazione renana. Ma gli operatori privati sono se1npre assai lenti quando si tratta di acquistare consapevolezza delle ragioni che co~sigliano di localizzare i propri nuovi investimenti fuori dei distretti tradizionali. Non è sempre 78 . Bibliotecaginobianco
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