Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Editoriale e nei confronti di ciò che accade nel PCI. La prima è che sbagliano quanti pensano e parlano già di una sinistra italiana dai repubblicani ai comunisti. La sinistra italiana, ad onta degli auguri di Togliatti al partito unico della classe operaia, è a,zcora profondamente divisa e resterà divisa fino a quando non si verificheranno nel ca111po comunista quelle cose cu,i abbiamo accennato. Questa è la realtà di fatto con cui dobbiamo fare i conti. V'è ancora oggi una sinistra democratica ed una sinistra comunista, le quali sono separate da una distanza immensa, quali che possano essere le esigenze (tattiche o non) che inducono oggi i socialisti a non troncare del tutto certi rapporti coi comunisti. E la battaglia che questa sinistra democratica sta combattendo oggi in Italia per una svolta nel governo del paese è una battaglia che essa combatte senza i comunisti e contro i comunisti, quali che siano le apparenze e quali che siano le improvvisazioni tatticistiche degli Amendola e dei Togliatti. In realtà, l'improvviso interessamento comunista al centro-sinistra, la corsa di Amendola e di Togliatti, appunto, verso l'aggancio al centro-sinistra è poco più di una torbida manovra, nella quale s'accordano comunisti conservatori nemici del · centro-sinistra ( che sperano di ammazzarlo definitivamente con l'ab- . braccio comunista) e revisionisti, che avendo perso la loro battaglia di partito tentano di rifarsi con una diversione. Sarebbe un errore grave pensare che l'ultima manovra dei dirigenti del PCI rafforzi la posizione d'attacco della sinistra democratica: semmai essa la rallenta con la zavorra di un'azione non richiesta ed inutile. Un'ultima considerazione vorremmo fare: e riguarda le critiche che sono emerse in questi ultimi tempi nei confronti di quanti nel '56 o prima o dopo abbandonarono il PCI e che sono considerati adesso quasi dei disertori. Finché si tratta di Paietta cne polemizza contro costoro e chiede provocatoriamente quale apporto i « ribelli » hanno dato alla «causa», la critica si può comprendere. Quando è fatta da altri che si muovono nel campo democratico o addirittura da qualcuno di questi « ribelli » stessi, allora la si comprende meno : in un recente dibattito nell'« Espresso>> perfino Deutscher è caduto in una trappola simile. Ora, l'alternativa non è quella che i comunisti vogliono dare ad intendere (con noi per la rivoluzione o contro di noi contro la rivoluzione), ma è un'altra: si può restare ancora in un partito in cui l'avvilimento ideologico ha toccato le bassure che le recenti reazioni del XXII Congresso del PCUS hanno 1nesso in rilievo, o piuttosto si deve uscirne per combattere da altre trincee l'autentica battaglia democratica? E questa è una domanda cui gli uomini liberi non possono che rispondere in un modo soltanto. Per sé e per gli a_ltri. 6 Bibliotecaginobianco

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