Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

I .. • Manlio Rossi Daria delle zone relativamente povere, che sono le pii1 estese in tutti i paesi del Mediterraneo. Se, infatti, si ipotizza un processo di sviluppo di questi paesi strettamente collegato a quello dell'Europa Occidentale e se, nello stesso tempo, si accetta per essi un piano di sviluppo basato sulla concentrazione degli sforzi nelle zone suscettibili di intensivo sviluppo agricolo e industriale, la politica di sviluppo di lungo termine per le zone povere va fo_rmulata in termini notevolmente diversi da quelli che ci sembrano indicati nel Rapporto FAO. La politica di sviluppo dovrebbe, infatti, mirare: a) ad accelerare, anziché ritardare, il movimento migratorio delle popolazioni rurali povere verso l'estero e verso le zone di sviluppo intensivo; b) ad accelerare di conseguenza la liquidazione della tradizionale agricoltura di sussistenza. Questo processo di espulsione di popolazione e di liquidazione dell'economia tradizionale potrebbe, appunto, rendere più facile e rapido il processo di conversione dell'agricoltura verso le forme che solo si adattano alle caratteristiche naturali di questi territori, ossia verso la coltura altame11te meccanizzata dei cereali nelle aree che vi . si prestano, verso la razionale utilizzazione dei pascoli e l'allevamento del bestiame nelle più vaste aree che possono convenientemente avere tale destinazione e verso una vasta azione di difesa del suolo e di rimboschimento in tutte le vaste zone minacciate dall'erosione. Un piano di sviluppo a lungo termine in base a questi indirizzi comporta, a mio avviso, una notevole revisione nei riguardi dell' organizzazione, della strategia e della metodologia dello sviluppo agricolo. Per quanto riguarda l'orga11izzazione, il piano di sviluppo dovrebbe partire da una rigorosa valutazione delle risorse agricole, articolarsi in realistici piani zonal~ per la determinazione delle future sistemazioni e attenersi in seguito rigorosamente a queste valutazioni di lungo termine destinando gli investimenti. esclusivamente alle opere ed attività di lunga durata. In conseguenza, tuttavia, del fatto che l'attuale distribuzione della popolazione non solo non· corrisponde, ma è spesso in contrasto con la distribuzione delle risorse naturali e con la futura più conveniente localizzazione degli sviluppi agricoli e industriali, particolare attenzione dovrebbe essere dedicata a quella che si può ben chiamare la strategia dello sviluppo, ossia alla complessa azione intesa: a) a regolare gli spostamenti di popolazione, b) alla loro educazione; e) alla loro assistenza durante il lungo periodo intermedio tra l'inizio del piano e il raggiungimento dei suoi obiettivi. . La metodologia dello sviluppo .agricolo, infine!_ dovrebbe certo in ogni caso essere caratterizzata da quell'azione combinata dei vari stru- ./ 74 \ Bibliotecaginobianco ' I

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