Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Editoriale a pagarsi ed a pagarci con parole: porta cioè alla conclusione che i dirigenti comunisti si tengono ancora al di fuori di un _reale dialogo democratico. Essi intrecceratzno questo dialogo solo nel momento in cui cominceranno a uscire fuori dalle loro metafore e cominceranno a discutere i problemi posti dal leninismo e stalinismo e la conformità dello stato creato da Stalin ai princìpi di Lenin. Questa ci sembra una considerazione che nessun democratico dovrebbe mai dimenticare: la critica spontanea del verbo leninista è la prima delle condizioni fondamentali di una democratizzazione del PCI. Ci si obietterà che negli ulti1ni due mesi al contrasto tra conservatori e revisionisti nel Partito comunista italiano si è mescolata ed intrecciata anche la lotta per il potere nel partito stesso; e che Togliatti ha ancora itna volta giocato di abilità « chiudendo », come suol dirsi, i suoi avversari nella trappola della difesa del partito dagli attacchi dall'esterno e dunque bloccando, nella sostanza, ogni tentativo di rinnovamento. Sarà anche vero: ma se fosse vero bisognerebbe spiegare come una tal cosa abbia potuto verificarsi. Sublime ingegno, diabolica abilità di Togliatti? sterilità e velleitarismo dei suoi avversari? o, come pure è stato detto, orientamento stalinista della base? Tutte queste sembrano spiegazioni troppo parziali per essere veramente spiegazioni. Ed è invece probabile che la spiegazione più vicina alla verità sia l'altra, che cioè l'on. Togliatti è ancora, malgrado tutto, dell'intero ceto dirigente del PCI l'uomo che il Cremlino ritiene il più adatto a dirigere il comunis1no italiano. Ma co1nunque ciò sia, queste considerazioni ci portano a sottolineare che il limite più forte contro cui si spezzano i timidi tentativi di autonomia ideologica e politica dei comunisti italiani è costituito oggi come ieri da Mosca. Nel 1956 bastò che Togliatti, con Lln marxismo appena meno cervellotico di quello di Krusciov, accennasse al fatto che il « culto della personalità » poneva problemi di degenerazione burocratica, perché il Comitato Centrale del PCUS lanciasse come un fulmine la sita condanna. Così nel 1961 è stato sufficiente che si avviasse nel Comitato Cetztrale del PCI un tentativo di dibattito sugli avvenimenti del XXII Congresso perché la « Pravda » ammonisse che il « sistema », la « struttura » era stata sana malgrado il cancro dello stalinismo, e quiridi il dibattito fosse troncato. È Mosca, è la fedeltà alla città santa del socialismo che condiziona l'autonomia del PCI: e dunque la capacità di essere autonomi da Mosca è la seconda condizione pregiudiziale perché si possa avviare un dialogo effettivo nel PCI e tra il PCI e le altre forze politiche della democrazia italiana. Da ciò si possono dedurre conseguenze non prive di rilievo per la definizione di un atteggiamento dei democratici verso i comunisti 5 _Bibliotecaginobianco

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