Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Giornale a più voci della Giustizia Gonella ha presentato ai primi di dicembre un progetto di legge per estendere all'adulterio del marito le pene previste per l'illecita condotta della moglie. In questa maniera - ha affermato il Guardasigilli - l'unità familiare sarà garantita ancora meglio di quanto non avvenga attualmente. Ma il rimedio si annuncia, a dire il vero, peggiore del male che si vuole combattere. Esistono nel nostro paese più di 2 milioni di coppie separate e ogni anno i tribunali civili sanciscono il fallimento di più di 40 mila matrimoni. Ebbene, in tutto questo periodo, la media dei coniugi condannati per adulterio non ha mai superato le 300 unità all'anno: evidentemente la norma del codice penale, finora diretta alla donna, e che adesso dovrebbe essere estesa al marito, non è stata applicata che in pochissimi casi, ed è stata usata per lo più come arma di vendetta o di ricatto dai coniugi traditi. Di solito, le cose sono state regolate in ~ede civile, evitando la pubblicità e lo scandalo del processo penale. Non avrebbe potuto esserci, insomma, dimostrazione più efficace che la punizione dell'adulterio non ha affatto funzionato a garanzia dell'unità familiare. E tanto meno ciò potrebbe accadere con la legge Gonella. Solo il divorzio, sia pure concesso in casi limitati, secondo il progetto dell'on. Sansone che la D.C. si rifiuta da anni persino di discutere in Parlamento, permetterebbe di affrontare seriamente il problema. In mancanza di quella misura legislativa, a cui nell'attuale situazione politica è difficile guardare con un minimo di ragionevole speranza, l'unica soluzione è quella di raggiungere la .parità di trattamento tra i coniugi, escludendo il reato d'adulterio dal nostro codice penale. È una riforma accolta nei paesi più civili del mondo, dagli Stati Uniti alla Svizzera, dalla Germania all'Unione Sovietica, e presenta notevoli vantaggi. « Naturalmente nella sfera civile - ha tenuto a sottolineare a questo proposito « L'Espresso » - uomo e donna dovrebbero essere trattati allo stesso modo e le sanzioni per l'adulterio potrebbero essere adeguatamente • inasprite. Il coniuge infedele dovrebbe essere esposto alla perdita di alcuni diritti civili, come il diritto ad ereditare, il diritto di amministrare i beni familiari, il diritto al mantenimento della patria potestà, all'affidamento dei figli. Sono pene più efficaci della reclusione e che presentano anche il vantaggio di evitare lo scandalo. La pubblicità di un processo penale non solo non conforta il coniuge tradito ma anzi aumenta il danno, approfondisce i rancori, rende veramente irrecuperabile l'unità familiare.» Con la dichiarazione d'incostituzionalità dell'art. 559, e il conseguente annullamento di esso, la Corte Costituzionale avrebbe potuto invitare il Parlamento a una revisione di tutta la materia e promuovere così un importante processo legislativo. Gli argomenti per avanzare questa tesi, come abbiamo visto, non sarebbero mancati ai giudici della Consulta: e la Costituzione sarebbe stata ben più efficacemente tutelata nei principi che l'hanno ispirata. Ma, in omaggio a una morale e a una mentalità che resistono soltanto nella parte meno progredita del paese e nel timore che il legislatore non desse alcun seguito a un orientamento come quello descritto, la Corte ha preferito, con 59 I Bibliotecaginobianco -

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