.. • Gaetano Orlandi - Nicola Tranfaglia riusciti ad unificare una parte, sia pur modesta, dei loro aiuti ai paesi « associati», a quei paesi, cioè, che, al momento della firma del Trattato di Roma, dipendevano da essi e, a tal titolo, sono stati « associati » al Mercato Comune . . Il « Fondo di sviluppo economico>> dei « Sei» ha distribuito, nel corso degli ultimi due anni, 220 milioni di dollari ai paesi « associati», quasi tutti già appartenenti alla comunità francese, salvo la Somalia ex italiana, il Congo ex belga e la Nuova Guinea olandese. Le formule adottate dal « Fondo di sviluppo» dei « Sei» potrebbero efficacemente essere riprese dalla OCSE, in seno alla quale gli aiuti europei potrebbero integrarsi singolarmente e collettivamente. La esperienza acquisita dagli europei dimostra che è possibile coordinare l'assistenza economica ai paesi in fase di sviluppo, nonostante le inevitabili divergenze che esistono tra i singoli paesi « riccl1i » e nonostante la suscettibilità dei paesi « poveri». Già con l'eventuale adesione della Gran Bretagna alla Comunità Economica Europea l'attività del « Fondo di sviluppo economico » si potrebbe trovare ad essere notevolmente estesa; è certo che il superame11to delle varie difficoltà derivanti dalla unificazione del sistema inglese con quello francese, che dovrebbero anzitutto essere risolte su scala europea, è destinato a facilitare in modo considerevole anche il successivo raggruppamento delle varie forme di aiuti in seno al quadro più vasto della OCSE. Quello che importa è che i vari paesi occidentali si rendano realmente conto di quanto il coordinamento dei loro sforzi sia indispensabile, e più importante del mantenimento delle loro rispettive « influenze», pena la sconfitta che essi potrebbero facilmente subire ad opera della politica economica dei sovietici, perfettamente compatta e rigidamente asservita ad un imperialismo moderno e, purtroppo, efficiente. GAETANO ORLANDI La Corte Costituzionale e l'adulterio Per più di un mese gli italiani, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunciasse sulla legittimità dell'art. 559 del codice penale che regola l'adulterio, hanno discusso sui giornali d'ogni tendenza della parità dei coniugi nel matrimonio. È impossibile, naturalmente, dire con certezza a quali conclusioni sia giunta la maggior parte dell'opinione pubblica dopo il lungo dibattito: a giudicare, però, dagli imbarazzati resoconti con cui anche la stampa moderata ha accolto la sentenza della Corte Costituzionale, c'è da chiedersi se, aln1eno dal pubblico, l'accordo non sia stato raggiunto su posizioni nettamente più avanzate di quelle adottate dai magistrati della Consulta. Ancora una volta, infatti, dopo cinque anni di esperienze, i « quindici saggi » - come un rotocalco ha definito i giudici costìtuzionali ·- hanno preferito la soluzione più 54 B~bliotecaginobianco
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