Giornale a più voci Per i paesi liberi rimangono quindi due formule da scegliere, qualora essi veramente vogliano coordinare la gestione degli aiuti che intendono ancora fornire ai paesi in fase di sviluppo: una prima formula è quella di affidare tale compito alla loro alleanza già esistente, il Patto Atlantico, facendole assumere, accanto alla sua funzione essenzialmente militare di difesa del mondo libero, anche quella di coordinatore della battaglia economica nella quale gli alleati si trovano impegnati da qualche tempo contro lo stesso nemico, già effettivo ed operante in questo campo. Era questa la soluzione preconizzata dall'ex segretario generale della NATO, Paul Henry Spaak; egli la sostenne apertamente nel corso della conferenza ministeriale alleata del dicembre scorso. Il non aver essa incontrato il successo che egli sperava, è certamente una delle ragioni che più hanno contribuito alla sua rinunzia alla carica di segretario generale dell'organismo. Ma le considerazioni che hanno impedito la accettazione della formt1la suggerita da Spaak non erano forse prive di fondan1ento. La NATO, nel coordinare le relazioni economiche dei suoi membri con i paesi africani, asiatici e sud-americani in fase di sviluppo, ben difficilmente avrebbe potuto convincere questi ultimi e l'opinione pubblica internazionale che la sua attività era dettata più da motivi di ordine sociale ed umanitario che non ·dall'oggetto stesso del suo statuto, che è quello di proteggere i paesi alleati dall'assalto dei sovietici. È molto probabile, quindi, che la funzione del coordinamento di cui si tratta possa essere affidata dopo trattative non certo facili all'organismo che, alla fine del settembre scorso, ha preso la successione della OECE. Si tratta della « organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico » con sede a Parigi, in seno alla quale i quindici paesi firmatari del Patto Atlantico sono associati, sul piano del .coordinamento delle loro economie, a sei paesi neutrali, l'Austria, la Spagna, la Svizzera, l'Irlanda, la Svezia e la Jugoslavia. Per essere un organismo esclusivamente economico e per il fatto di essere influenzata da importanti paesi neutrali, la OCSE potrebbe effettivamente svolgere in modo adeguato il compito di cui si tratta, senza urtare le suscettibilità dei paesi da aiutare. L'articolo uno della convenzione istitutiva della OCSE stabilisce infatti che l'organismo ha per obiettivo « la promozione di una politica tendente: a) a realizzare una maggiore espansione possibile dell'economia e dell'impiego ed una progressio11e nel tenor di vita dei paesi membri, pur mantenendo la ·stabilità finanziaria, ed a contribuire in tal modo allo sviluppo dell'economia mondiale; b) a contribuire ad una sana espansione economica nei paesi membri, come nei paesi non membri in via di sviluppo economico ». In altri termini, la OCSE vuol proseguire i compiti della OECE nei due aspetti principali: lo studio dei problemi relativi agli scambi e delle questioni inerenti all'espansione economica; ma essa intende assumere in pari tempo il compito praticamente nuovo d.el coordinamento degli aiuti ai paesi in via di sviluppo che non fanno parte dell'organizzazione. In seno alla Comunità Economica Europea i sei paesi aderenti sono 53 - Bibliotecaginobianco ·
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