• Gaetano Orlandi In pratica è avvenuto che la Francia ha speso nel quadriennio indicato circa 5 miliardi di dollari: gli aiuti, come precisa un recente studio della OECE in proposito, sono stati devoluti quasi esclusivamente a paesi uniti alla Francia da particolari legami politici od istituzionali e. comunque appartenenti alla zona monetaria del franco francese. La Gran Bretagna ha devoluto oltre tre miliardi di dollari a paesi appartenenti alla zona della sterlina e quasi sempre legati al Regno Unito attraverso le varie formule adottate dal Commonwealth. Gli Stati Uniti, che hanno sopportato nel quadriennio indicato circa la metà di tutto lo sforzo occidentale (oltre 14 miliardi di dollari), hanno spesso contribuito al funzionamento di istituzioni internazionali. In ogni caso i tre « grandi» occidentali hanno sempre seguito criteri dettati dalle loro particolari esigenze interne ed è soltanto nel corso degli ultimi mesi che essi - la Francia e la Gran Bretagna molto più degli Stati Uniti - sono combattuti tra la evidente necessità del coordinamento dei loro aiuti ai paesi in fase di sviluppo ed il desiderio di mantenere delle forme di intervento esclusive che meglio consentono di conservare le attuali forme di controllo economico e quindi anche politico su determinati settori. Questo, anche se, nella maggior parte dei casi, la Francia e la Gran Bretagna hanno dovuto constatare amaramente che la formula degli aiuti diretti è quella meno gradita da parte dei paesi beneficati, i quali, forse non del tutto a torto, vedono in essa il mantenimento - sotto false spoglie, - del regime colonialista appena cessato. È evidente comunque che le difficoltà per un coordinamento degli aiuti ai paesi sottosviluppati sono molte ed estremamente complesse. In un mondo tranquillo il problema sarebbe solubile nel più semplice dei modi. Dato che esso consiste essenzialmente nella organica distribuzione dei beni e nella diffusione dell~ cultura (umanitaria e tecnica), basterebbe che un organismo internazionale prelevasse le eccedenze che spesso si manifestano in alcune zone della terra e le distribuisse colà ove ve ne fosse bisogno. Come è noto, attualmente non è difficile produrre « quanto si vuole » dei principali prodotti di grande consumo, qualora fossero messi a disposizione i mezzi tecnici moderni necessari. L'organismo internazionale destinato a svolgere tale compito esiste già. Le « Nazioni Unite » hanno infatti nel loro statuto una sezione che si occupa della cultura (la UNESCO) una che si occupa dei bisogni alimentari della umanità (la FAO) come altre sezioni che potrebbero agevolmente risolvere i vari problemi. Ma purtroppo siamo ben lungi dal momento in cui tale sistema potrebbe essere applicato: esso· presuppone infatti come condizione essenziale la rinunzia da parte di tutti ad ogni forma di nazionalismo, di imperialismo, di preminenza culturale o scientifica ... e la assoluta volontà di anteporre il benessere collettivo a quello singolo. In ogni caso è da escludere per il momento una cooperazione degli occidentali con i paesi del gruppo sovietico: è anzi proprio sul piano economico e della penetrazione nei paesi in fase di sviluppo che si svolge attualmente la battaglia più impegnativa tra i due blocchi mondiali. 52 \ \ Bibliotecaginobianco
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