Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

• • Giancarlo Barberis . duemiladuecento ufficiali, rappresentanti l'esercito in ogni ordine, grado e arma, a Strasburgo, per far loro un discorso sulla funzione dell'esercito nella vita della nazione e sulle idee strampalate in forza delle quali, a lungo andare, si può finir col credere che « le cose siano quel che si desidera e il contrario di quello che sono », gli ufficiali se ne tornano nelle proprie unità, a discorso ultimato, animati dalle stesse convinzioni da cui erano animati prima di prendere il treno o l'aereo per andare él: Strasburgo. Esempio: il generale Massu, a un radiocronista che gli chiedeva le sue impressioni sul discorso del Presidente della Repubblica, ha risposto con una sola parola che, anni prima, era stata resa storica da tm altro generale, Cambronne. E quando Salan scrive a Guy Mollet per dirgli che non è stato lui a dar l'ordine di assassinare il responsabile socialista di Algeri, William Lévy; non solo, ma che aveva impartito ordini formali alle sezioni speciali della O.A.S. di non prendere più di mira, col plastic, gli uomini « del mondo politico e della stampa», l'indomani mattina gli editorialisti della radio di Stato e delle tre radio periferiche ricevono una letterina con l'intestazione dell'« OAS metropolitana» per informarli che essi saranno deferiti appena possibile a un tribunale speciale, « a meno che non rimangano vittime di un incidente nel frattempo». Qui si vive in pieno tema leibniziano (aristotelico, se si preferisce) dell'individualità, con l'aggravante che nessuno si libera dall'astrattismo platonico. Si ha quindi un'illustrazione particolare della « monadologia ». Per Leibniz le monadi erano armonicamente ordinate tra loro da Dio, ma qui non c'è nessun dio che sembri disposto ad armonizzare .chicchessia. Ciascuno costituisce· la propria monade, diventa conscio della propria importanza e del proprio intelletto, si richiude su se stesso come un'ostrica e, pur continuando a ragionare - e persino a parlare - non lo fa più in funzione di quanto lo circonda, ma soltanto per soddisfare un'intima necessità astratta che lo spingerà sempre più a evitare di uscire dai lirniti circolari - o sferici, se si vuole - della propria monade. Ecco perché la situazione, in Francia, non precipita allorquando tutti sono convinti da mesi, da anni, che da un momento all'altro tutto precipita. Il Parlamento è scontento, e odia Debré, perché da quando fa il primo ministro di De Gaulle non è più il Debré senatore della IV Repubblica, mangialiberali, e perché fa quel che può per sabotare la politica liberale di De Gaulle (vi sono due opposizioni diverse, beninteso, ed ugualmente forti, che rappresentano all'incirca i due terzi dei voti alla Camera). In virtù del suo malcontento, il Parlamento decide di mettere ai voti una mozione di censura contro il governo. Per un'intera giornata, i parlamentari si susseguono alla tribuna a spiegare per quale motivo voteranno la mozione di censura e quindi contro il governo, tanto più in quanto la mozione in questione, presentata dai socialisti, non critica il governo su un punto preciso, _non lo critica per tutta la sua azione, non lo critica per niente, è una mozione a sé stante che dice molto semplicemente: « L'Assemblea Nazionale vota la censura al governo», punto e basta. È la mozione politicamente ideale per coalizzare tutte le opposizioni contro Debré, è la quintessenza delle mozioni di censura . 50 \ ' Bibliotecaginobianco

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