• Franco Simoncini - Giancarlo Barberis all'occasione storica del centro-sinistra significa, cioè, esporre la vita politica italiana al risucchio d'una avventurosa e perniciosa radicalizzazione. A questo bisogna pensare, e pensarci in tempo. A volte, un reazionario è soltanto un uomo che non pensa. FRANCO SIMONCINI Il più lungo 14 luglio Tra un'esplosione di plastic e l'altra, la Francia sta vivendo il più lungo 14 luglio della sua storia, un 14 luglio nel quale il plastic, per l'appunto, sostituisce le gioiose esplosioni dei fuochi artificiali. Da Dunkerque a Tamanrasset, la Francia e i francesi vivono in quell'atmosfera tra l'euforico e lo stordito che è propria del giorno della massima festa nazionale. Bisogna ricordare che, per il 14 luglio, qui si balla nelle strade, nelle piazze e nelle caserme dei pompieri per due o tre notti di segt1ito, motivo per cui, quando si giunge alla fine delle tre giornate di festività e dopo che si è assistito alla grande parata militare, chi co11templa lo spettacolo dei fuochi artificiali ha un'aria un po' stranita. Tutti i francesi, da Dunkerque a Tamanrasset, stanno accingendosi a prendere una Bastiglia, il che spiega in larga misura l'aspetto affaccendato che li fa correre un po: in tutti i sensi. Lo svolgono, quel compito che si sono prefissi, proprio come farebbero se al posto della Bastiglia, · volessero acchiappare farfalle. Ciò è dovuto a due motivi principali: come tutti sanno, la Bastiglia vera e propria non esiste più ed è quindi impossibile « prenderla » o « acchiapparla » e, secondo motivo che deriva direttamente dal primo, la Bastiglia in questione è metaforica, mobilissima e multiforme. Un umorista, Pierre Daninos, ha scritto che « la Francia si divide in 42 milioni di francesi ». Da quando egli aveva scritto quella frase, il numero dei francesi è aumentato di alcuni milioni, ma la loro divisione è rimasta tale e quale. Lo stesso umorista ha scritto - qualche anno prima del i3 maggio 1958 - che de Gaulle aveva il merito di dividere i francesi in due sole categorie: i gollisti e gli antigollisti. Era forse vero allora, per quanto era accaduto durante il primo « regno » di De Gaulle, tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni che seguirono la Liberazione. Oggi non è più vero. De Gaulle ha diviso i francesi, com'era prevedibile, in gollisti e antigollisti, ma· anche i11 anti-antigollisti che non per questo sono gollisti e viceversa. Non è mai stato facile in Francia sedersi alla macchina da scrivere e redigere un commento della situazione politica con assoluta tranquillità d'animo. Mille interferenze, intrallazzi, lobbies ( del latte, dell'alcool, delle barbabietole, di traffici che vanno dalle piastre indocinesi a1 cem.enti per il Libano), fanno sì che nulla sia semplice e lineare, quasi che l'emblema nazionale non fosse il gallo, ma il caduceo di Mercurio e dei farmacisti. E così tutte le frazioni rivali e avversarie possono tranquillamente accusarsi a vicenda di sabotare le loro reciproche attività avvalendosi dei 48 \ \ Bibliotecaginobianco
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