Nord e Sud - anno IX - n. 25 - gennaio 1962

Editòriale • Se si dovesse dare una caratterizzazione rapida delle reazioni dei comunisti italiani al XXII Congresso del PCUS e delle reazioni di altri partiti e della maggior parte della stampa italiana alle reazioni dei comunisti, crediamo che ancora una volta tutto si potrebbe esprimere col vecchio titolo scespiriano: molto rumore per nulla! Vogliamo dire, cioè, che quello che nell'Unione Sovietica è un fenomeno serio ed importante diventa, trasferito al Partito comunista italiano, una vicenda poco meno che ridicola. Sarebbe assurdo credere, infatti, che la scomunica f armale di Stalin e dello stalinismo sia da tenere per segno certo di un'evoluzione del totalitarisnio sovietico verso quelle forme di convivenza politica democratica che agli uomini liberi paiono le migliori. Gli attuali dirigenti del Cremlino harino da fare ancora molta strada in questo senso, devono approfondire il dibattito ideologico, chiamare in causa le dottrine leriiniste (e non marxiste) della dittatura del proletariato, del partito unico e del centralismo democratico. E non v'è nulla che faccia pensare che la strada che i sovietici hanno innanzi sia rettilinea o che essi abbiano intenzione di porre con chiarezza e coerenza il problema della compatibilità di leni11ismo e democrazia: semmai certi sofismi che la « Pravda » pubblicò il mese scorso e che « l'Unità » si è affrettata a ristampare fanno pensare il contrario. Tuttavia sarebbe assurdo affermare che la destalinizzazione sia o possa restare soltanto una manovra di vertici e negare che nel contesto in cui essa si dà, ossia nel contesto di uno stato fondamentalmente totalitario, essa non dia l'avvio ad un processo sul cui sbocco è difficile fare previsioni ma sulla cui importanza è difficile avere dubbi. Trasferita al PCI la destalinizzazione appare, invece, l'ultima metafora dietro la quale la classe dirigente comunista italiana cela le sue contraddizioni e la sua volontà di non mutare i princìpi ispiratori della sua politica. In effetti è stato proprio Riccardo Lombardi a rilevare che i comunisti italiani parlano ed agiscono oggi come se l'ideologia e la politica del PCI e l'ide·ologia staliniana ed il culto di Stalin fossero due cose ben distinte, che non interferivano l'una con l'altra, sì che liberata la coscienza del peso dei delitti di Stalin essi possono conti3 • Bibliotecaginobianco

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